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Consigli per la lettura delle pagine
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lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Una fiaba per sognare - Alice e Scotch








(continua)


Alice aprì cautamente gli occhi, si guardò lentamente intorno... e si perse nel magico celeste rarefatto che pervadeva in quel momento la Stanza del Cielo.

Il sole aveva fatto capolino alla finestra.
Con grande generosità, scioglieva le mille bandierine, che dondolavano tremule dal soffitto, in mille sfumature dorate di azzurro.
L’atmosfera era davvero speciale.

Anche gli altri bambini uscirono pian piano dal mondo della fantasia e ben presto un animato cicaleccio riempì lo spazio e il tempo, ancora non del tutto chiari e reali.

Finalmente la maestra mise fine alle tante domande e considerazioni, comunicando alla classe che era tempo di andare, ma che sarebbero tornati ben presto e spesso ad ascoltare storie nella Stanza del Cielo.

A ben pensarci, si poteva dedicare un po’ di tempo all’ascolto di fiabe, anche tutti i giorni, se solo avessero lavorato con concentrazione, risparmiando minuti preziosi.
I bambini non se lo fecero ripetere due volte: l’idea a loro piaceva, sembrava ragionevole, quindi aderirono al patto.

E in seguito l’interesse per l’ascolto nella Stanza del Cielo si dimostrò così elevato che l’insegnante richiamò la loro attenzione sul patto davvero pochissime volte.
 già il giorno dopo ci fu l’opportunità di vivere un’altra improbabile storia.

Oh, che delizia! Oh, che piacere!
Nel silenzio più totale, la maestra prese a raccontare.


In un paese nascosto in mezzo alle montagne, viveva un bel signore grassoccio, bianco e rosso come una mela.
Guglielmo, questo era il suo nome, possedeva una graziosa capretta tutta bianca con tanto di barba.

Questa capretta era la sua disperazione: come poteva, andava in giro a frugare in ogni angolo della casa alla ricerca di qualsiasi tipo di … colla. Sì, colla: vinavil, coccoina, colla liquida… e se trovava del nastro adesivo, lo leccava tutto avidamente, ripulendolo per benino.

Così la porta di casa veniva sempre tenuta chiusa a chiave perché Guglielmo era stanco di curare il mal di pancia della sua capra, ma i risultati erano molto, ma molto scarsi: la capretta trovava ogni volta il modo di sgattaiolare in casa ed arraffare quanta più colla poteva.

Guglielmo, per questa ragione, aveva soprannominato la bestiola Scotch .

Quando non riusciva ad aprire la porta, Scotch se ne andava a spasso per le ripide strade del vecchio paese, brucando un ciuffo d’erba qua e là per la disperazione.

Fu così che un giorno, brucando un ciuffo dopo l’altro, non si accorse di aver lasciato il paesino già da un bel pezzo, giungendo nel bel mezzo di un bosco tutto profumato.
Scotch si guardò intorno annusando l’aria con gli occhi socchiusi.

Si trovava al centro di una piccola radura delimitata da un grosso albero a punta, che emanava un buonissimo odore… di colla. Sì, proprio di colla, deliziosa squisitezza, dal fresco profumo di menta.
La capretta si avvicinò al grosso tronco per osservare meglio e…

Non credeva ai suoi occhi! Grosse gocce di colla trasparente scivolavano giù mollemente come piccole lumache appena nate.

Slurp! Slurp! Svelta la lingua di Scotch ripulì per benino la parte di tronco che le era più vicina, ingoiando quel dolce nettare in quattro e quattr’otto.

Quella, però, era una resina speciale che forse aveva poteri magici.
Ed, infatti, subito Scotch  si sentì rimescolare, gli occhi le si annebbiarono e cadde in un sonno profondo.

Ed ecco che in sogno le apparve la piccola radura con un piccolo cumulo di terra morbido in un angolo.
La capretta si sentì irresistibilmente attratta da esso, si avvicinò e cominciò a scavare con le zampette.
E scava, scava, scava, si formò una buca davvero profonda.

Quando Scotch si sentì troppo stanca, uscì dalla buca e rimase a guardarla un pochino pensierosa.

Fu allora che  vide qualcosa muoversi all’interno.
Aguzzò gli occhi e si avvide che si trattava di infinite confezioni di colla vinilica che marciavano al ritmo della musica prodotta da una banda musicale davvero speciale! I dieci, cento, mille pennelli della coccoina battevano il tempo sui coperchi dei barattolini di alluminio che la contenevano.

Dietro la banda, insieme alle confezioni di colla vinilica, marciavano  infinite bottigliette di colla liquida, innumerevoli colle in stick e rotolini di nastro adesivo di tutte le dimensioni: piccolissimi, piccoli, medi, grandi, grandissimi, enormi e di tutti i colori, in mille diverse sfumature.
Era un spettacolo inimmaginabile e davvero strepitoso!

Il corteo uscì all’esterno e si dipanò intorno alla radura, continuando a marciare in cerchio, al ritmo dei pennelli della coccoina.
A chiudere la sfilata c’era un enorme striscione sul quale era scritto: “Non commestibile: pericolo di morte!”.

E trainata da otto colle a stick, una piccola bara, tra ciuffi di erbetta fresca e qualche margheritina, alloggiava una capretta… morta e stecchita!

Ne seguì un terribile caravanserraglio che acquistava gradualmente sempre maggiore movimento, ritmo e velocità.
E, quel che era peggio, tale sarabanda sembrava non volesse più cessare!

Ad un certo punto, nel vedere che quello spettacolo sembrava essere infinito, Scotch non ne poté più. Sussultò violentemente e si svegliò…
La poverina non riusciva a capire dove si trovasse e, tantomeno,  cosa fosse successo.
Poi gradualmente tornò alla realtà e comprese pienamente quanto le fosse accaduto.

Infatti, ripensando a tutta quella colla, si sentiva veramente disgustata.
Le venne quasi il voltastomaco.
Il sapore della colla non le sembrava più così interessante!
Aveva perso i sensi a causa della resina dell’albero mangiata in gran quantità. Promise a se stessa che non ne avrebbe più leccata una sola goccia!

Restò così a lungo, mezza stordita, perché si sentiva debole debole e non aveva la forza di tirarsi sulle quattro zampe.

Intanto, il padrone che l’aveva cercata ovunque, giunse nella radura in cui Scotch giaceva mezza stordita.

Le si avvicinò trepidante, temendo che fosse morta, ma quando le fu accanto, vide che respirava regolarmente. Più tranquillo, cominciò  ad accarezzarla.

La capretta si svegliò e lo guardò con occhi dolci e significativi, pieni di promesse per il futuro.

Allora l’uomo se la caricò sulle spalle e la riportò a casa.

Scotch da quel giorno non seguì più le chimere, ma si limitò a brucare le tenere erbette come fanno da che mondo è mondo  tutte le caprette.


(continua)



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