Cara Panchina
Cara panchina,
oggi voglio parlare direttamente con te.
In questi giorni mi sei mancata davvero tanto.
Mille cose mi hanno tenuto lontana dalle parole e dai pensieri, che mi piace intrecciare proprio qui, sulla panchina.
Dovevo rimediare il più presto possibile e, dunque, mi accingo a farlo.
Infatti, vedo che molti amici si affacciano curiosi in questo luogo leggero di rilassamento e di scambio.
Vedo anche l’espressione delusa con la quale se ne tornano indietro, quando sulla panchina non c’è nessuno.
Eh, sì.
Se ci si abitua ad un incontro, ancora di più se è un incontro di pensieri, si incorre in una deliziosa abitudine, una sorta di malattia, meglio ancora, in una specie di dipendenza per cui non si può più fare a meno di questi piccoli momenti in cui ricaricarsi di nuove energie positive.
Così il mio allontanamento forzato dalla nostra panchina, mi ha procurato una grande nostalgia delle sue atmosfere quiete e costruttive.
E forse è stato lo stesso per i tanti che si avvicinano in punta di piedi, con molto molto riserbo.
Ecco.
Già aver tradotto in parole queste variegate sensazioni mi fa sentire molto meglio.
Il tepore primaverile intorno alla panchina è carezzevole, anche se la famosa pioggerellina di marzo ancora una volta non si smentisce.
Che dice, che dice la pioggerellina di marzo?
Ci dice che la luce di primavera passa anche attraverso le nubi, ci sfiora l’anima come rugiada e, con fare materno, farà risorgere in noi una nuova vita che, a dispetto di tutto, contribuirà a creare un mondo sempre nuovo.
Ora mi sento molto meglio. È bastato davvero poco, solo qualche minuto per resettare ogni tensione o stanchezza.
Grazie a tutti voi che vi siete fermati qui un attimo insieme a me.
Alla prossima, cara panchina!
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Per allenare i muscoli della mente e del cuore
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