Elaborazioni di Elisabetta Tuccimei
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C’era una volta un gruppo di geniette rimaste intrappolate in splendide bottiglie di vino d’annata. Quella particolare batteria di vino si chiamava “La Panchina”.
Il vecchio oste Armando non si ricordava da quanto tempo le avesse ricevute in dono da un mago che aveva ospitato in una notte fredda e tempestosa. Ogni qual volta che provava ad aprirne una, per servirla al tavolo ai clienti, questa iniziava a vibrare. Sembrava che all’interno ci fosse una forza misteriosa! Aveva così rinunciato... e rifletteva tra sé e sé: “Cosa me ne faccio di queste dodici bottiglie se non le posso servire?!”.
Una sera, durante la cena di anniversario di matrimonio con la moglie, decise che era il momento di stappare una bottiglia di vino “La Panchina”, con la torta di mele ci sarebbe stata proprio bene! Se non le poteva utilizzare in osteria, tanto valeva che le gustassero loro!
Armando scese in cantina e osservò attentamente le bottiglie, quale poteva scegliere? Guardando attentamente notò delle preziose etichette color oro poste su ognuna di esse:
Vanina: comprensiva e disponibile,
Elisabetta: creativa e ciclonica,
Antonietta Mo: decisa e sintetica,
Antonietta De: materna e affettuosa,
Piera: altruista e generosa,
Silvana: onesta e riservata,
Alba: poetica e avventurosa,
Cesarina: altruista e solare,
Lauretta: dolce e sensibile,
Mariella: paziente ed equilibrata,
Monica: vivace e coraggiosa,
Maddalena: equilibrata e misteriosa,
Daniela: serena e affettuosa.
Cosa significava?! Che strane qualità erano per dei vini?! Perché erano citati dei nomi di donne?! Di sicuro nascondevano un mistero, non aveva più dubbi. Con coraggio decise di aprire “Vanina”.
Quando la stappò, la bottiglia iniziò a tremare e con una bella spuma bordeaux uscì una gentil donzella molto elegante! Armando e Sophie rimasero tramortiti dalla sorpresa. La fanciulla, con voce cristallina, si mise a parlare: “Ce ne avete messo di tempo per decidervi a stappare una di noi! Io sono Vanina, la coordinatrice delle geniette di Corte “La Panchina”. Un mago dispettoso ha deciso di intrappolarci tutte quando ha scoperto il nostro intento: allenare i muscoli della mente e del cuore di tutto il regno! Dove sono le altre geniette?! Non c’è più tempo da perdere!”.
“Le altre, le altre chi?! Come hai fatto ad uscire dalla bottiglia?! Da quanto tempo eri lì dentro?!” Armando parlò tutto trafelato. Vanina con la comprensione che le era nota rispiegò con calma la situazione ai coniugi che decisero di aiutarla a sconfiggere il mago. Salirono sul tappeto di Vanina e in un soffio furono in cantina.
Al solo vedere le sue ragazze intrappolate nelle preziose bottiglie, la genietta si commosse... Con l’aiuto dell’oste iniziò a stappare a più non posso... ed ecco fuoriuscire tutte le affascinanti e intelligenti geniette de “La Panchina”! Si abbracciarono felici di rincontrarsi finalmente, ringraziando con trasporto l'oste e la moglie per aver conservato per tanto tempo le bottiglie in fresco. Esplosero risate cristalline. Promisero di tornare presto da loro per festeggiare e ricompensarli.
Con le loro peculiari qualità, proprio quelle evidenziate nelle etichette, escogitarono un piano per sconfiggere Romualdo, il mago. Tutte a bordo dei loro tappeti partirono alla volta del “Castello dell’Articolo Mancato”. Sorvolando laghi, pianure e montagne raggiunsero la tanto temuta meta.
Romualdo e i suoi seguaci erano incollati davanti agli schermi di tv, videogiochi e social... aveva stregato così l'intero Regno! Le geniette rimasero scandalizzate: “Non è possibile che abbia annullato tutto l’interesse per l’arte, per la cultura, per i viaggi, la natura e la cucina! Come si fa a non aver più una passione a cui dedicarsi, che noia! Non si può star sempre seduti sul divano con quegli aggeggi tecnologici... le persone devono allenare i muscoli della mente e del cuore per affrontare con stimoli sempre nuovi la vita!”.
Allora si divisero in gruppi e si misero all’opera riuscendo a disattivare la rete Wi-Fi e di linea di tutto il territorio. Romualdo inferocito urlò: “Sono tornate! Le geniette sono state liberate! Credevo proprio di averle intrappolate per l’eternità in quelle bottiglie!”.
Intanto le geniette volavano sul Regno spargendo petali di passione per la letteratura, la fotografia, la scrittura e tanto altro ancora. La popolazione ritornò ad acquistare i naturali interessi e, felice per questo, la gente si mise in viaggio verso il Castello per imprigionare Romualdo in una cella, dove sarebbe invecchiato senza le sue pozioni magiche e senza i suoi aggeggi tecnologici!
Le geniette finalmente poterono riprendere il controllo delle Corte “La Panchina”. Decisero di festeggiare nel paese dell’oste Armando in cui organizzarono “Calici sotto le stelle” e stapparono bottiglie su bottiglie di vero vino d’annata con impressi i loro sorrisi. Questo evento riuscì così bene che divenne un appuntamento annuale dove Armando vedeva fiorire la sua osteria.
(Monica)
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Come avrò fatto a farmi incastrare da quel mago tanto perfido? Soprattutto, io che ho la responsabilità delle mie geniette! Avremmo dovuto stare più in guardia tutte ed io avrei dovuto trovare delle parole speciali, magiche… magari formulare un controincantesimo, per fronteggiare la sua orrenda magia che semina ottusità, annichilimento, per non dire malvagità vera e propria.
Per fortuna mi è rimasto il mio tappetino. È morbido e confortevole. Mi ci sistemerò meglio che posso… e poi andrò lontano con la mia mente, il mio cuore, la mia fantasia. Tutto questo Romualdo non ce lo ha potuto togliere… nella sua ottusità forse lui non sa neppure immaginare che noi possiamo volare via, costruendoci mondi incantati e conservando una libertà importante, che ci consente di vivere comunque esperienze fantastiche e di sorridere.
Chissà quanto dovremo stare qui dentro! Non resta che disporci a vivere al meglio questa clausura. Vediamo un po' cosa abbiamo di positivo.
Dunque, dopo che siamo finite in questa osteria, le cose non vanno poi tanto male. L'oste ci ha ben posizionato in cantina, nella penombra ovattata e silenziosa tipica delle cantine. Finalmente la bottiglia è adagiata e ben ferma sulla mensola di legno e sembra abbiano voglia di lasciarci qui tranquille per un bel po’!
Ah, se ci penso, mi viene ancora da ridere. Eh, sì! Sapete? L'oste ha tentato di stappare la mia bottiglia per mescere il vino prelibato che lui pensa ci sia dentro. Ah ah! Non sapeva che Romualdo ha fatto uno strano incantesimo... che il tappo non venga via, se non in un caso eccezionale, quando l'oste deciderà di bere lui stesso il vino di una delle nostre bottiglie. Conta sulla sua avarizia, ovviamente. Sa che vende tutto pur di guadagnare il massimo ed ha ragione.
Infatti, ieri ha tentato di stappare la mia bottiglia per servirla a dei clienti piuttosto pretenziosi. Ha scelto proprio la mia… Forse perché era quella più a portata di mano. Io stavo sognando tranquilla e beata e ci ho messo un attimo in più prima di rendermi conto che avevo perso l'equilibrio. Lui cercava di tirar via il tappo, con una forza… tirava, tirava… ma ovviamente non poteva riuscirci.
Allora io ho cercato di aiutarlo, mi sono messa in moto come un ossesso, producendo una vibrazione di tutto rispetto e degna di una genietta come me. Non vi dico che salto indietro ha fatto l'oste! Si è messo una paura… e non siamo riusciti a far saltare il tappo. Speriamo che la situazione propizia si verifichi presto.
Bene! Adesso schiaccerò un pisolino. Voglio entrare nel mondo dei sogni…
(Vanina)
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(continua)
E Vanina si addormentò di nuovo sognando i mercoledi intorno al tavolo della biblioteca con le sue deliziose e frizzanti panchinette. che fatica pero contenerle tutte, cosi vivaci, ciarliere e un poco indisciplinate! il sogno era bello come la realtà, pieno di parole colorate , di risate e soprattutto aleggiava nella stanza, a stento trattenuto, quel sentimento prezioso che avvolge con un nastro rosa delicato persone diverse ma con sentimenti affini che si chiama:
RispondiEliminaamicizia.
Così continuarono a snocciolarsi ancora tanti vivaci mercoledì insieme... un fiume di parole, pensieri ed emozioni,intrisi di amicizia.
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