Si erano innamorati follemente sotto il raggio di sole che filtrava dalla volta.
Ed ora giocavano come fossero bambini, rincorrendosi nelle grotte piene d'anni che abitavano.
Lei, Goccia di Luce, figlia della Dea della Luna, si nascondeva con grazia dietro le stalattiti e le stalagmiti mentre lui la rincorreva per baciarla.
Lui, Orizzonte, figlio della Dea Terra, irraggiungibile e in perenne trasformazione, si sentiva perso dietro la grazia di Goccia, eterea e leggera. Per lei aveva rinunciato alla sua vita sulla linea abituale, irregolare e mutevole, che si andava definendo nei colori purpurei di un tramonto o in quelli rosati dell'alba in arrivo.
Ancora non credeva di essere riuscito davvero a conquistarla eppure era accaduto.
Goccia di Luce, era rimasta a lungo lì immobile, letteralmente folgorata dalla sua straordinaria capacità di mutare forma, in un danza sinuosa e affascinante.
E poi accadde. Era inevitabile.
Orizzonte, sempre più compresso, sempre più attorcigliato, cercava di adattarsi agli spazi meravigliosi di quelle caverne in cui l'acqua gocciolava dagli inizi del mondo e le concrezioni calcaree avevano costruito un paesaggio da fiaba.
Tuttavia il desiderio di accarezzarla, di stringerla, di baciare Goccia di Luce, era così forte che lo rendeva distratto e irriflessivo.
Così, in una notte di luna, Orizzonte perse del tutto la concentrazione.
Goccia era talmente splendente che lui si gettò verso di lei senza riflettere sui pericoli che lo spazio ridottissimo gli poneva e si ritrovò tutto aggrovigliato, impigliato tra le stalattiti. Più cercava di liberarsi più si annientava.
Ormai Orizzonte non si riconosceva più in quella linea che aveva perduto del tutto la sua libertà.
Goccia di Luce tentò di aiutarlo con tutto l'amore di cui era capace, ma si accorse subito che la situazione era molto complessa, anzi si avvide con terrore che non c'era affatto una soluzione.
No, quello non era un luogo in cui lui avrebbe potuto esprimere la grazia e la sua affascinante capacità di mutare forma.
Lei lo amava con tutta se stessa, ma non poteva annientarlo per amore.
Allora si rivolse a sua madre, la Dea della Luna, pregandola di aiutarla a liberare Orizzonte.
La madre comprese che Goccia di Luce aveva ragione, anche se per i due amanti sarebbe stato durissimo accettare il loro tristissimo futuro.
Si rivolse, allora, alla Dea Terra, madre di Orizzonte ed, insieme, le due dee, agendo dal centro della terra e dall’alto del cielo, riuscirono a riportare alla luce il giovane innamorato.
Orizzonte tornò così alla sua vita sulla linea abituale, irregolare e mutevole, ma la tristezza per l'amore perduto era tanta e tale che per giorni e giorni intorno a lui ci fu solo grigio, bagnato da pioggia e nebbia.
Poi finalmente la Dea Terra decise che era tempo di fugare le piogge evocate dal pianto di suo figlio ed aiutò i rossi purpurei e i colori rosati dell'alba a riprendersi il loro posto sulla linea dell'orizzonte.
All'interno delle fantastiche grotte, anche Goccia di Luce aveva smesso di giocare.
Per lunghi interminabili giorni pianse, senza trovare pace al suo atroce dolore.
Pianse e pianse, immobile e impietrita, tutte le sue lacrime, finché si formò una nuova istoriata colonnina di calcare davanti a lei.
Una notte udì insistente il richiamo della madre, Dea della Luna, e finalmente ritornò a parlare con lei all'imboccatura della caverna.
Da lì riuscì a rivedere in lontananza il suo adorato Orizzonte, tornato alla sua primitiva bellezza, che la fissava nei suoi rosa dell'alba.
Così, sul finir della notte, prima del sorgere del sole, per tutta l'eternità, i due amanti continuarono a trasmettersi da lontano il loro grande amore impossibile.
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