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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Insieme - Creiamo una storia? 7








Eccoci di nuovo qui insieme!



Dopo "La fontanella",  "Il pacchetto",  "Giada" e "Federica", è tempo di provare a scrivere insieme un nuovo racconto. 
C'è qualcuno che vuole collaborare?
Spero che siate curiosi di giocare insieme con le parole e che accediate in molti!
Più siamo più la storia si arricchisce e sarà interessante!
Non fatevi prendere da alcun timore... e superate quello scalino che vi può portare ad esprimervi al meglio e più profondamente! 
Dunque, partiamo!
Questo è l'incipit che vi propongo.




❤❤❤❤❤

È già tempo di fare il bucato.
Vediamo quanti panni ci sono da lavare.
Le ceste sono piene, pienissime... e quante sono!
Dovrò alzarmi per tempo domani mattina.
Mi devo ricordare...

❤❤❤❤❤






9 commenti:

  1. Mi devo ricordare di lavare anche i pantaloni e le camicie di Domenico.
    È già passato tanto tempo dall'ultima volta in cui abbiamo fatto il bucato.
    Era dicembre e, in attesa del tempo buono per andare al fiume, i panni sporchi che si sono accumulati sono davvero tanti tanti.
    Speriamo che domani ci sia il sole e non faccia troppo freddo.
    È quasi estate, ma quassù il tempo fa presto a cambiare.
    Dovrò alzarmi per tempo, anzi prima del solito.
    Dunque, devo ricordarmi di prendere le lenzuola di Giocondo e di Giacomo.
    Quelle di nostro padre le ho prese.
    Anche le mie e quelle di Dorina sono già nella cesta là in fondo.
    Sparauni, meglio dire strofinacci, mutandoni, fazzoletti, camicie e pantaloni…
    Questa volta ci sono davvero molti panni da lavare, troppi...
    Per fortuna Nora ha detto che sarebbe venuta a darci una mano.
    Basteranno i mastelli che abbiamo?
    Speriamo di sì.
    Sarà meglio dormire ora.
    L'alba arriva in fretta.

    La signora Maria si affrettò verso il tegame in cui bolliva il sugo per il pranzo della domenica.
    Sarebbe stato un disastro se si fosse attaccato sul fondo.
    Quel sapore di bruciaticcio ne avrebbe contaminato il sapore irrimediabilmente e suo marito avrebbe brontolato.
    Quella mattina il pensiero riandava insistentemente ad un tempo lontano, quando, appena adolescente, si era trovata a dover gestire la casa come una donna esperta.
    La sua mamma era morta da poco tempo, un anno o forse meno.
    In casa tutti uomini e solo una sorella, più giovane di lei, poco più di una bambina, di cui doveva occuparsi.

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  2. La Signora Maria rimestò con cura il sugo che si cominciava ad addensare.
    Con il cucchiaio di legno spostò ben bene i pezzi di muscolo che tendevano ad adagiarsi sul fondo.
    Poi con una forchetta si accertò del punto di cottura.
    Il sugo sobbolliva già da quasi due ore, ma la carne risultava ancora troppo dura.
    Prese un mezzo ramaiolo d'acqua e diluì nuovamente il sugo.

    La sorella Dorina andava matta per il sugo di carne, ma purtroppo nella casa contadina carne non ce n'era quasi mai, anzi c'era proprio pochissimo da mangiare.
    Per poter sopravvivere, l'asso nella manica era appropriarsi di un uovo quando possibile, senza farsi scoprire da nessuno.
    Lo succhiavano ancora caldo di nascosto, direttamente nel pollaio, praticando due piccoli buchi nel guscio.
    Infatti, se non avessero fatto così, l'unica cognata che viveva in famiglia avrebbe venduto tutte le uova che restavano dopo aver impostato un po' di pasta, ma a loro, così giovani, servivano le proteine per non ammalarsi e resistere al grande lavoro che c'era da sbrigare.
    Sorrise.
    Per fortuna in quel periodo doveva essere celebrato il matrimonio della loro amica Nora.
    Nora era giovanissima, appena appena più grande di loro di un paio d'anni.
    Ci sarebbero stati dei festeggiamenti per questo e tutti avrebbero dato una mano.
    Quel giorno sì che che avrebbero avuto un maestoso ragù di carne!
    Lo avrebbero gustato nel timballo di scrippelle, affogate nel sugo denso ed oleoso, pieno di polpettine piccolissime che avrebbero contribuito ad arrotolare ad una ad una.
    In quel momento si accorse di avere ancora fame.
    Adesso, però, doveva assolutamente dormire.
    L'alba sarebbe arrivata in un battibaleno.

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  3. Maria piombò ben presto in un sonno profondo senza sogni.
    La stanchezza era tanta e tale da lasciare poco spazio ad altro, una volta toccato il letto.
    Le sembrò di essersi appena addormentata, quando il gallo cominciò a muoversi nel pollaio e quasi subito cominciò a cantare.
    Doveva alzarsi immediatamente.
    Saltò giù dal letto ancora mezzo imbambolata e meccanicamente si mise in moto.
    “Dorina! Dorina, svegliati! Pigrona, è ora di alzarsi! Il sole è già alto. Vai a mettere l'acqua a bollire. Presto!”.
    Maria, dopo essersi accertata che la sorella avesse aperto gli occhi, agguantò gli ultimi stracci da lavare e si affrettò davanti alla stalla.
    Il sole era appena salito all'orizzonte.
    Intorno la natura si stava risvegliando in fretta.
    Brusii, fruscii, versi di animali, cinguettii.
    Vicino alla stalla, sotto una tettoia semplice e rozza, trovavano riparo le tinozze, atte a lavare i panni della numerosa famiglia.
    Ne avevano due perché i panni erano sempre tanti.
    Tutta assonnata, anche Dorina comparve sulla porta di casa.
    La sorella maggiore da sotto la tettoia la incitò a darsi da fare senza indugi.
    Era necessario ravvivare il fuoco, riempire il caldaro e far bollire l'acqua.
    Presto! Presto!
    Senza acqua calda non si poteva cominciare il bucato.

    E così il giorno del bucato era cominciato.
    Adesso il sole era più alto nel cielo.
    Il fuoco scoppiettava e l'acqua stava per bollire.
    Maria aveva accomodato un panno rozzo e spesso nella prima tinozza, foderandola completamente per tutta la sua superficie interna e aveva cominciato a disporvi un primo strato di lenzuola.
    Da lontano sentì la voce di Norina chiamarla.
    Aveva mantenuto la promessa ed era venuta ad aiutarle come aveva detto.
    In tre avrebbero fatto molto prima a preparare tutto quel bucato.
    Senza interrompere il suo lavoro, Maria rispose al saluto dell'amica.
    Terminò di sistemare per bene il primo strato di biancheria.
    Si fermò per un attimo, poi prese la cenere che avevano tenuto appositamente da parte per quella bisogna e la versò sulle lenzuola.
    Aggiunse un rametto di alloro che avrebbe dato il profumo.
    In quella Norina uscì di casa con il paiolo di acqua bollente.
    Mentre Dorina con un bastone teneva fermi i panni nella tinozza, le due ragazze più grandi versarono l'acqua sulla cenere.

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  4. Il lavoro proseguì alacremente tra uno motto e l'altro.
    Il bello di quelle giornate era che mentre si affaccendavano in mille fatiche, potevano chiacchierare e raccontarsi gli ultimi avvenimenti, le curiosità e i pettegolezzi che giravano in quelle campagne e giù nel paese.
    Erano piccole semplici cose, ma a loro sembravano arrecare un vento di novità e spesso strappavano qualche allegro sorriso.
    Anche Norina si mise al lavoro intorno ad una seconda tinozza.
    Dispose il telo di base a foderarla e cominciò di nuovo la procedura.
    Dopo aver sistemato sul fondo le pesantissime lenzuola, mise al centro la biancheria più minuta come mutande, camicioni, strofinacci.
    Ricoprì la sommità con un panno di protezione e prese a versare sopra cenere, gusci d'uovo, rametti di alloro.
    In quella Dorina uscì di casa con un altro "callaro" di acqua bollente.
    Tutte insieme cominciarono l’andirivieni per versare sufficiente acqua così che il lavaggio si mettesse in movimento.
    Avevano completato tre tinozze.
    La famiglia era numerosa e i panni erano davvero tanti.
    Maria si accertò personalmente che i tappi nei canaletti di scolo fossero ben messi per evitare premature perdite di liquido e dette l’incarico a Dorina di attivarsi per scaldare i mattoni da posizionare sotto le tinozze.
    Sarebbe stato suo compito sostituirli durante il giorno e tenere in caldo il bucato.
    Intanto la mattina adesso era avanzata.
    Le tre rientrano in casa e consumarono una fettina di pane con un pezzetto di cacio... trasparente.


    Quanto sei bella Romaaa…
    La musica usciva potente dal grammofono e si perdeva al di fuori delle finestre spalancate.
    Un profumo delizioso di ragù si era diffuso in tutta la casa.
    La signora Maria aveva appena finito di impastare la farina con le uova.
    Alzandosi sulla punta dei piedi, prese a lavorare con forza e decisione il panetto che aveva formato.
    Appena divenuto sufficientemente elastico, avrebbe steso il foglio di pasta con il mattarello.
    Cominciava ad essere tardi.
    In quella le campane della chiesetta presero a suonare a festa.
    La Messa era finita.

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  5. La signora Maria fece della pasta una pagnottella.
    Per guadagnare tempo, la coprì con uno strofinaccio e la lasciò a riposare sulla spianatoia.
    Si avvicinò al lavandino e si affrettò a lavare la lattuga romana.
    Con precisione e perizia controllò foglia per foglia sotto l'acqua corrente, quindi la sistemò a bagno in un grande catino perché diventasse più turgida possibile.
    Quante cose buone aveva oggi da mettere in tavola!
    Irresistibilmente il pensiero le tornò al pezzetto di formaggio trasparente che aveva mangiato quella mattina, ormai molto lontana nel tempo, con Norina e sua sorella Dorina.
    E, come sempre le accadeva, si perse ancora nei suoi pensieri.

    Di lì a poco Norina era andata via e lei si era dedicata alle mille occupazioni della giornata.
    Anche Dorina si era data da fare a mantenere al caldo il bucato.
    Già nel pomeriggio le due ragazze avevano tolto il tappo dal mastello e avevano fatto uscire il liquido prezioso che sarebbe stato usato per i panni più delicati e meno sporchi.
    Ed infatti così fecero.
    Avevano anche aggiunto dell'altra acqua calda per continuare il lavaggio avviato la mattina.
    Il giorno successivo continuarono in questo modo per completare la prima parte di tutta quella complessa operazione.
    La seconda sera entrambe le sorelle erano molto molto stanche.
    Quando finalmente si distesero sul saccone con le foglie di granturco, che serviva loro da materasso, si addormentarono di colpo.
    Non riuscirono a scambiare neppure due parole.
    Fecero appena in tempo a farsi il segno della croce che già dormivano della grossa.
    Quando il gallo cantò, Maria aprì gli occhi.
    Era ancora così stanca che non avrebbe voluto alzarsi per tutto l'oro del mondo.
    Invece saltò giù dal letto e cominciò a chiamare Dorina perché si svegliasse e facesse altrettanto.
    “ Dorina, forza! Il fiume ci aspetta! Dai, pigrona! È tardissimo… il sole è già alto.”.

    Ed eccole di nuovo alle prese con quei panni così impegnativi.
    Prima levarono i tappi e fecero scolare tutto il liquido, poi cominciarono a torcere quelle pesantissime lenzuola per renderle un po' più leggere.
    Le afferrarono ognuna ad una estremità e cominciarono ad avvolgerle su se stesse.
    Le due procedevano nel senso contrario a quello in cui le arrotolava l'altra.
    Subito al centro cominciò a scrosciare l'acqua, schizzando da tutte le parti.
    Le due si bagnarono completamente i piedi, ma proseguirono imperterrite finché molto liquido fu eliminato.
    Mentre diminuivano i panni pieni d’acqua, aumentava la pila di quelli strizzati.
    Quanti erano!
    Maria continuava ad incalzare la sorella perché si sbrigasse.
    “Il fiume è lontano… dobbiamo affrettarci… Ce la faremo a portare sulla testa tutta questa roba fin laggiù?
    Ce la dovremo fare per forza…”.
    “Norina ha detto che sarebbe venuta a darci una mano…” interloquiva Dorina mentre si adoperava a strizzare più forte che poteva.
    “Sì, sì… vedrai che arriva, ma anche in tre non so come faremo a trasportare tutta questa roba a lu fiume… lo sai che è molto lontano…”.



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  6. E infatti Norina arrivò e cominciò a confabulare su come organizzarsi per il trasporto.
    Mentre dava una mano a strizzare gli ultimi capi di biancheria, comparve Giocondo.
    Maria si interruppe per un momento.
    Era sorpresa di quell'arrivo e istintivamente si preoccupò che ci fosse qualche altro problema da risolvere.
    Invece Giocondo era venuto per aiutare le sorelle, poco più che bambine, a trasportare il pesantissimo carico fino al fiume.
    In verità, il punto in cui era possibile procedere con il bucato, non era affatto vicino.
    Quasi subito i quattro si distribuirono i carichi e si avviarono lungo il percorso senza indugio.
    A volte questo era in pendenza, altre un po' accidentato.
    Le ragazze avevano arrotolato un grande riquadro di stoffa formando una “coroia” e se l’erano accomodata sulla testa.
    Su di essa, avevano sistemato il cesto dei panni e si erano avviate in fila indiana verso la meta.
    Ondeggiavano paurosamente superando i dislivelli del terreno, ma il pesante fardello si adattava armonicamente al movimento del corpo ben eretto e rimaneva in posizione.
    Il fratello, intanto, aveva aperto il corteo e aveva dato il via, guidando l’asino che trasportava la parte più pesante del bucato.
    Ci volle un bel po' di tempo per raggiungere quel luogo, in cui già altre donne avevano cominciato a darsi da fare.
    Le tre convennero sul fatto che non fosse proprio tardi, ma nemmeno tanto presto.
    Le ragazze avevano un po’ scherzato lungo il tragitto e avevano anche riso, tanto Giocondo era troppo avanti per sentirle e magari redarguirle.
    Accadeva che spesso Giocondo le riprendesse.
    Ne sentiva il dovere, poiché era più grande, era un uomo e le sorelle non avevano la mamma.
    Con loro era anche molto protettivo, per quello che poteva e per come era la vita di quei tempi.
    Appena ebbe scaricato le due enormi ceste, Giocondo riprese la strada del ritorno.
    Le tre si affrettarono ad iniziare il loro lavoro.

    La signora Maria aveva recuperato la pasta lasciata sotto lo strofinaccio e, dopo averla lavorata ancora un po’, l'aveva stesa in un sfoglia sottilissima.
    Il grande cerchio dorato quasi fuoriusciva dalla spianatoia.
    Lo spolverò di farina e si apprestò a trasformarlo in fettuccine.
    Ne arrotolò una buona parte sul mattarello, quindi appoggiò la parte finale sull'asse per sette otto centimetri.
    Proseguì facendoci scendere sopra il resto della pasta, formando una specie di organetto, mentre la srotolava con cura.
    Intanto ripensava a come Dorina fosse brava in quell'operazione… tagliava fettuccine molto strette, ma soprattutto tutte della stessa grandezza da sembrare finte.
    Quanti anni erano passati e da quanto tempo non rivedeva sua sorella!
    Adesso viveva in America, in Canada per essere precisi, e chissà se mai l’avrebbe rivista.
    Dorina aveva avuto due figli.
    Una era già grande e sposata, l'altro ancora di dieci o dodici anni.
    La loro vita ormai si era radicata lì, in nuove abitudini e interessi, e certamente era altamente improbabile che tornassero in Italia, almeno per il momento.
    Raccolse con maestria un pugnetto di fettuccine dopo l'altro, le srotolò e le allungò sull'asse ad asciugare.

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  7. Scaricate le ceste piene di panni, Giocondo aveva immediatamente ripreso la via di casa.
    La campagna lo attendeva per i mille lavori cui avrebbe dovuto badare durante quella lunga giornata.
    Nel momento di andarsene, però, aveva detto alle sorelle e a Norina che sarebbe tornato a riprenderle in tempo per rientrare prima del tramonto.

    Senza perdere tempo, le tre ragazze cominciarono a suddividere la biancheria secondo le operazioni che erano necessarie.
    Iniziarono immediatamente a trattare i panni che ancora presentavano delle macchie ostinate.
    Con mani esperte insaponarono queste ultime accuratamente, utilizzando un pezzo di sapone che avevano portato da casa e che facevano loro stesse con avanzi di ossa ed altri poveri ingredienti.
    Le strofinarono più volte con energia, poi stesero i panni al sole a sbiancare.
    Quindi, cominciarono a risciacquare ogni pezzo di biancheria che non aveva bisogno di questo trattamento ulteriore.
    Scelsero un punto dove l'acqua era bassa, ma corrente.
    Man mano che procedevano, si fermavano di tanto in tanto per aiutarsi a vicenda a strizzare i pesantissimi panni di tela grezza.

    Quasi subito un canto si era levato limpido dall'altra parte del fiume.
    Veniva da lontano, ma rotolava lungo il fiume chiaro e armonico, recando con sé un che di bello e carezzevole.
    “Quel mazzolin di fioriii …”.
    Argentine, rimbalzavano le “i” sulle pietre lisce del fiume, pietre spesso piatte, tonde e lucide come gioielli nell’acqua cristallina, bellissime sotto i raggi del sole.
    Dorina, giovane e frizzante, aveva immediatamente risposto al richiamo con “… che viene dalla montagna…”.
    In quattro e quattro otto nella vallata tutte le donne, che risciacquavano il bucato lungo il fiume, si era unite al canto, dando vita ad un coro pulito e fresco come le loro lenzuola stese ad asciugare.
    Infatti le lenzuola, ben sciacquate e strizzate, erano state via via “spase” al sole sulle pietre fuori dall'acqua.

    Intanto, tra canti, motti, scherzi e facezie, il giorno era avanzato a grandi passi.
    Insieme allo scorrere delle ore, anche il tempo era cambiato.
    Un nuvolone nero si era improvvisamente profilato dalla montagna e ora si avvicinava a grandi passi minaccioso.

    Maria alzò gli occhi al cielo e lo guardò preoccupata.



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  8. Ad un certo punto, Maria, che aveva alzato gli occhi per sbaglio verso l'imponente montagna, ebbe un moto violento di grande preoccupazione.
    Sentì lo stomaco contrarlesi allarmato e farle un balzo disordinato.
    Stava per piovere di lì a poco e, in tal caso, addio biancheria stesa al sole.
    Gridò a Dorina di cominciare a raccogliere immediatamente il bucato e corse lei stessa più veloce di un fulmine.
    La sorella capì al volo e partì come una furia a recuperare i numerosi capi sparsi dappertutto, ormai asciutti o quasi.
    Un movimento frenetico si levò in contemporanea sulle sponde del fiume.
    Tutte le donne, che si erano appena fermate a scambiare due chiacchiere al termine dell'impegnativo lavoro, come ad un segnale, avevano preso ad afferrare le grandi lenzuola e andavano piegandole alla meglio riponendole nelle ceste.
    Maria e Dorina erano molto spaventate da questo evento.
    Sapevano che avrebbero dovuto riattraversare il fiume per raggiungere la loro casa, che si trovava in alto sulla collina dall'altra parte.
    Sapevano anche benissimo che il fiume, sempre calmo e bellissimo, poteva diventare terribilmente spaventoso e aggressivo nei momenti di piena improvvisa e che questo poteva adesso verificarsi da un momento all'altro.
    Avrebbe potuto trascinare via tutto il bucato!
    E come avrebbero fatto a tornare a casa?
    Sarebbero rimaste sotto la pioggia e i fulmini pericolosissimi, brrr, senza poter riattraversare il fiume in piena.

    Avevano appena riposto nelle ceste gli ultimi strofinacci, che dal viottolo videro spuntare Giocondo con l'asino al seguito.
    Infatti, avendo visto il peggioramento improvviso del tempo, il fratello si era subito messo in viaggio per venire a riprenderle.
    Le due ragazze esauste e spaventate avevano tirato un sospiro di sollievo e, caricate in tutta fretta le ceste,
    decisamente più leggere che al mattino, seguirono il fratello e l’asino verso casa.
    A casa si sedettero al tavolo stanche e affamate.
    Affettarono un po' di salame piccante e, insieme al fratello, si rifocillarono.
    Poi ripresero la lunga giornata di lavoro, che non era certamente ancora finita!



    La signora Maria aveva ormai riposto tutti gli utensili che aveva utilizzato per preparare il pranzo domenicale.
    Aveva steso la tovaglia della festa e aveva apparecchiato con cura.
    Quella tovaglia era proprio bella.
    La rimirò un’ultima volta con soddisfazione.
    I mazzolini di fiori rosa si rincorrevano sul piano del tavolo e si sviluppavano più grandi e importanti lungo la parte che scendeva tutto intorno.
    Se l'era ricamata da sola quella tovaglia, proprio in quel lontano periodo della sua adolescenza.
    Del resto si era sposata ed era venuta via che aveva meno di venti anni, quindi in quella casa contadina sulla collina non era poi rimasta così a lungo.
    Certamente di strada ne aveva fatta tanta da quel tempo.
    C'era stata una terribile guerra in mezzo.
    Per fortuna l’avevano superata.
    Adesso avevano tutto, anzi più del necessario, anche se il lavoro era sempre duro e impegnativo.
    Ora avevano questa bellissima domenica insieme e se la sarebbero goduta.

    Gli aromi dei cibi accarezzavano l’aria, soprattutto il profumo del ragù inebriava.
    “Domenica è sempre domenicaaa…”.
    Il canto si propagava dalla radio, creando proprio una festosa atmosfera.
    Ora, però, era meglio farlo tacere.

    La signora Maria fece i piatti, cominciando dal capofamiglia, quindi proseguì con gli altri commensali in ordine di età.
    Infine si sedette.
    Il pranzo domenicale, in religioso silenzio, solennemente ebbe inizio.


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