La Panchina
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L'uomo posò la tazzina fumante sul bancone del piccolo bar con qualche difficoltà.
Si fermò appena in tempo prima che il caffè traboccasse.
Era ritornato da cinque minuti dalla visita ad una mostra di foto sugli angoli caratteristici di Lucca.
Bella. Bellissima.
Ora ripensava con un certo disappunto ai troppi angoli della città che, stentava a crederlo, non aveva riconosciuto.
Possibile che nato e cresciuto in quel luogo, oltre Piazza S. Michele e l'anfiteatro, avesse fatto tanta fatica davvero a riconoscere gli scorci ripresi con grande maestria?
La donna accanto a lui rifletteva assente e silenziosa.
I suoi pensieri avevano preso tutt'altro corso.
Come le accadeva spesso, riviveva il momento in cui in gioventù si era trovata a passeggiare in un prato ed aveva trovato tanti, tanti, ma tanti quadrifogli.
Ingenuamente, se ne era sentita felice, molto molto felice e aveva sorriso alla vita.
In quel momento pensava, anzi ne era certa, che le avrebbero portato una grande fortuna.
Intanto l'uomo aveva lasciato per un attimo le pietre annose, gli spigoli e gli archi delle case-torri della sua città, perché un pensiero continuava a girargli e rigirargli nella testa dalla mattina.
Non voleva portare tristezza, ma la notizia della morte del noto presentatore lo aveva colpito particolarmente, anche se aveva pensato subito con convinzione che lui fosse ora certamente nella pace eterna.
“Saltimbocca alla romana. Li preparo spesso quando ho qualcuno a cena.".
Silvia non aveva potuto fare a meno di abbandonare i quadrifogli e di ascoltare la coppia di amiche che parlavano a voce piuttosto alta ad un tavolo lì vicino.
Saltinbocca alla romana… Guarda un po'!
Quella era proprio la ricetta preferita di suo marito che lei non gli aveva più preparato per dispetto!
❤
In quella lo sguardo le finì sul vetro della porta d’entrata.
La decorazione che vi era appesa la colpì senza inizialmente comprendere perché.
Era un semplice filo dorato al quale erano fissati tanti cuoricini colorati di varie grandezze.
Era stato appeso lì molto tempo prima e dimenticato.
Era fuori tempo e anche un po' impolverato.
Fu in quel momento che le due amiche smisero di parlare.
Una delle due aveva intanto aperto la borsa, una borsa capiente entro la quale cominciò a frugare.
Non senza qualche difficoltà ne estrasse un cartoncino bicolore.
Lo appoggiò con delicatezza sul piccolo tavolo.
A ben guardare non era un semplice cartoncino, ma un bel cuore di due colori, in parte quadrettato. Infatti, nella parte in fondo, striscioline gialle e azzurre si intrecciavano, incastrandosi con un che di dita umane.
Con un moto improvviso, la donna distolse lo sguardo e tornò a perdersi nei suoi pensieri.
Con tristezza, quasi con dispetto, pensava a come i suoi sogni fossero stati traditi, a come i suoi sentimenti fossero cambiati nei confronti dell'uomo che le stava vicino.
I quadrifogli non avevano poi portato molta fortuna come aveva ingenuamente creduto.
Era meglio farsene una ragione.
Sì, il suo cuore non batteva più per lui.
Punto.
Sentiva la rabbia montare dentro di lei, così tanta da non poterle più resistere.
“CUORICINI, eh!?! Nooo, troppi cuori!!! Troppi cuori davvero!!!” tuonò Silvia dentro di sé.
Quasi gridò in verità, tanta era la rabbia impotente che sentiva in quel momento.
“Ricomincerò a fargli dispetti!” si disse sempre più carica.
“Questa sera cuore di bue saltato in padella con le olive come piace a me! A lui fa schifo. Lo mangerò tutto io.”.
Le due ragazze al piccolo tavolo parlavano adesso di bambini.
L'uomo era tornato dietro il bancone a sistemare.
Lentamente la donna si allontanò sul retro del piccolo bar.
Chissà come sarebbe finita quella cena!
Fine
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