Foto ed elaborazione di E. Tuccimei
Tempo di Covid
Un pomeriggio di novembre.
Un novembre immerso nella pandemia.
Quale atmosfera respiriamo intorno a noi?
Come è cambiata la vita delle persone? E la nostra?
Propongo di fare una piccola inchiesta sugli stati d'animo in un tempo come questo al quale mai avremmo pensato. Sì, qualche film di fantascienza o qualche libro lo avevamo anche incontrato sull'argomento, ma… allora dovremmo presto vedere un disco volante atterrare in Piazza Duomo?
Meglio proseguire.
Dunque... emozioni, paure, desideri della gente comune, ma il quadro che ne emerge e un quadro specialissimo perché le intervistate siamo proprio noi, le signore de “La Panchina”.
Ognuna di noi prova a raccontare le proprie impressioni sul brutto momento che stiamo vivendo e ad individuare tre parole chiave, legate a tre concetti, che possano aiutare e dare un conforto.
Silvana prende subito a raccontare: “Questa mattina sono voluta uscire per fare un giretto nell'isolato, ma in Piazza della Misericordia ho fatto subito un incontro sconcertante. C'era un paracadutista in uniforme che fermava i passanti, chiedendo dove fossero diretti ed il perché dell'uscita. E tutti, compresa me, a dire: “Per fare un giro qui vicino.”. E lui: “A casa, a casa, andate a casa!!”. Io sono rimasta stravolta. Come non sentirsi nei propri panni, così rimango casa. Poi ho ricevuto la telefonata di un'amica. Credevo di averne conforto, ma lei era più a terra di me. Piangeva e piangeva... ma allora, dico io, cosa mi ha telefonato a fare?”.
Ecco Lauretta a continuare l'inchiesta sugli stati d'animo durante il Covid.
“Io mi sento a disagio. Non pensavo tornasse così, speravo ci lasciasse un po' respirare. Sto bene solo in casa. Ho deciso di fare la spesa direttamente e me la faccio inviare, per evitare contatti con le persone. Oggi ho fatto il vaccino antinfluenzale su appuntamento. Sono tranquilla. Le mie tre parole sono: speranza, libertà e allegria.
Silvana interviene di nuovo per comunicare le sue. Interessanti anche queste. “Io vorrei compagnia, amicizia e condivisione, leggerezza.”.
È il turno di Piera, decisamente più ottimista. “Pensavo fosse tutto passato, non me lo aspettavo. È più pesante di marzo, ma non perdo fiducia e ottimismo, anche se intorno a me c'è tanta paura. Io combatto con la fede, con la preghiera e riempiendo il cuore di bene, di amicizia e amore per tutti.".
Alba, che ama pedalare sulla sua bicicletta fiorita. “Io sono un giorno su e un giorno giù... quando sento le brutte notizie. Qualche volta mi sento sola, triste e impaurita. Voglio pensare al meglio, alle amicizie e mi aiuta passeggiare nella natura.”.
Monica ci incontra da Modena e in mano ha un grosso pacco. Dice che ha portato alle amiche un pandoro... si sente infatti un buon profumo tutto intorno a lei. “Io mi tengo impegnata. Leggo moltissimo e mi piace paciugare in cucina. Ho fatto il pandoro con il mio lievito madre che si chiama Martino. Non è male. È stata una soddisfazione. Io cerco di pensare in modo positivo, la fede mi aiuta molto ad essere coraggiosa. Spero nella serenità interiore, nell'armonia e credo nel valore dello stare insieme.".
Interviene Maddalena, elegante nel suo cappotto rosso perfettamente intonato alla sciarpa di seta con le rose da lei dipinta .
“All'inizio non ci credevamo, poi ci siamo fatti una ragione per affrontare la situazione al meglio. Infatti, io ho la fortuna di poter godere del mio piccolo giardino nel quale compongo mandala e composizioni con le belle foglie del liquidambar, che ora cambiano colore molto in fretta. Ho acceso lanterne, soprattutto in questi giorni dell'estate di San Martino, incenerendo in tale rituale, simbolicamente, ogni male e cosa cattiva, perché la luce delle candele ha il potere di avvicinare spiriti buoni che indicano la via per allontanare la pandemia. Nella giornata ho tante altre cose da fare, per esempio cucinare qualcosa di buono per mio nipote studente.
Sapete? Ho una figlia in “zona rossa”... Auspico il tempo da dedicare alla realizzazione di cose belle, la libertà di espressione e la spiritualità.".
“Noi siamo tutti a casa” dice Claudia “Io soprattutto, che lo sono da molti anni per via dei miei genitori anziani. Abito ad Arcidosso. Vengo a Lucca di rado, solo per farmi i capelli. Ora, con queste nuove restrizioni, diventerò come una strega. Io non ho paura e del problema me ne frego, cosi come sono, chiusa in casa, ma certo lo è per gli altri. Se il male mi deve prendere, qui o a Lucca, non fa differenza. Desidererei libertà di movimento, montare in auto e venire lì dove siete voi. A pensare che ho passato quarantacinque anni a Porcari, mi si allarga il cuore.
Ecco, una signora bruna con la bocca ben disegnata e un sorriso sereno si avvicina, è cortese, elegante, forse è una stilista affermata o una étoile. Fate voi. Parla con un tono rassicurante. “Sono un po' arrabbiata perché fa male vedere come le persone sottovalutino il rischio. Io personalmente occupo il tempo con qualcosa di bello, soprattutto penso che questo restare in casa possa favorire il contatto con se stessi, in un bilancio della propria vita e poi ci si può dedicare a ciò che più ci piace fare. Non so se sono proprio felice, ma sono tranquilla, perseguo i miei obiettivi e le giornate volano. Quindi consiglio di vivere il presente, ottimizzando al meglio il tempo a disposizione senza sprecarlo.
Una signora interviene ricordando un famoso illustre pensatore che definì l'intelligenza come capacità di adattamento. Qualcuna recupera il nome dello studioso: "Si tratta di Piaget, esatto. Asseriva che si può definire l'intelligenza come la capacità di adattamento all'ambiente, ricavandone il massimo per l'individuo. Allora diamoci da fare!”.
C'è un'ultima signora de "La Panchina", che non prende fiato nella foga di dire la sua, prima che la discussione si concluda.
“Sono Elisabetta e traggo dal consiglio di restare a casa il valore di assaporare questo tempo rallentato a disposizione per dedicarsi a tante belle cose: scrivere, leggere, pensare, ricordare e fare il punto delle esperienze della propria vita, riordinare una valanga di foto: amo elaborare digitalmente le mie foto e ne ho talmente tante che, vi assicuro, è un lavoro estremamente laborioso. E quando esco, assaporo con rinnovata gioia essere nell'aria speciale di questa colorata stagione. Le mie tre parole? Equilibrio, fiducia e leggerezza: tutto prima o poi passa. Anche azione prudente, ma continua: niente è stabile e tutto è moto, chi si ferma non vive nel divenire armonioso e incessante dell'universo.".
A dire la verità, quel che ne è uscito da questa chiacchierata è molto diverso da quello che immaginavo.
Tuttavia, si può cogliere facilmente la centralità di questo argomento nella vita di tutte, un filo di tensione e di paura quasi sempre ristrutturato con buoni propositi legati ai propri interessi.
Abbiamo visto una persona sconosciuta che urla la sua paura in una piazza, una signora che piange al telefono e vuol essere rincuorata, un'altra che non può farlo, qualcuna che utilizza delle tecniche per trovare un equilibrio.
Di sicuro le signore de "La Panchina" trovano piacere e grande sollievo nello stare insieme e apprezzano molto le mille parole, che danno forma ai loro pensieri e alle loro emozioni più profonde.
E voi che leggete cosa ne pensate? Vi va di raccontarcelo?
Vi aspettiamo ancora qui ad allenare i muscoli della mente e del cuore.
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