Cader nella rete
Eccomi qui nella stanza in cui si “pensa”.
È questa una cosa che si dovrebbe fare regolarmente, un momento educativo importante che può aiutare a vivere meglio e in serenità.
Oggi non ho bisogno di fissare il famoso “cerchietto” per farmi venire nuove idee.
Un pensiero mi frulla nella mente già da un po’.
Mi riferisco alle tante bravate dei giovani di cui si occupa la cronaca in questi giorni e, soprattutto, agli adulti che per primi non sanno prendere per se stessi le distanze dal male che vuole irretirli.
E in queste condizioni come potrebbero essere a loro volta educatori?
Mi colpisce molto la vulnerabilità dei ragazzini... e dei ragazzi... e degli adulti, che non sanno distinguere i pericoli che li circondano, neppure quelli più macroscopici.
Prendo, ad esempio, quella specie di gioco attuato nel web, ispirato al raggiungimento di livelli sempre più alti di rischio, fino a condurre al suicidio.
Per gli adulti potrebbe fare il paio il salasso di denaro che organizzazioni “ben preparate” mettono in atto nei confronti di donne disperate, ma anche di uomini, rubando profili ed identità (e soldi!) dietro le quali si nascondono.
Questi sono i casi eclatanti che vengono via via alla ribalta, ma esistono situazioni più nebulose in cui le persone finiscono con il perdere la propria identità in modo più subdolo, quelle in cui si trovano invischiate in una rete relazionale tossica che le svaluta e le uccide piano piano.
Queste sono molto più frequenti delle situazioni eclatanti e molto meno evidenti.
Sono quelle che, attraverso la svalutazione continua della persona, conducono ad una negatività totale da rendere la vita impossibile.
Io penso, e per questo mi batto da sempre, che bisogna educarsi ed educare alla valutazione dei fatti, ad esprimere giudizi positivi o negativi, ad operare scelte di percorsi diversi, a non aver paura di essere soli in scelte importanti.
Niente dovrebbe capitare per caso.
Si dovrebbe sapere che, come per ogni essere vivente su questa terra, molti sono i pericoli che ci circondano.
Dunque è necessario imparare a vederli e a sapersene difendere, nel gioco atavico dell’adattamento e dell’istinto di sopravvivenza della specie.
Questo è il compito di ogni genitore, di ogni educatore, di ogni adulto.
Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile che ognuno di noi faccia un lavoro su se stesso, un lavoro profondo di recupero di spazi di positività e sicurezze.
La trasmissione non dovrebbe essere coercitiva, ma sempre tesa a spiegare le nostre motivazioni al riguardo con rispetto per gli altri, sempre pronti a cambiare prospettiva, ad aggiustare il tiro man mano che l’esperienza di vita ci cambia.
Non è mai troppo presto né troppo tardi per iniziare.
Si comincia a trasmettere abitudini costruttive già quando il bambino emette il primo vagito.
Quindi ciò che scegliamo di fare è di vitale importanza.
Si può anche sbagliare, ma avendoci ben pensato e avendo operato una scelta in buona fede.
Indispensabile è la comunicazione di idee e sentimenti, ma non dimentichiamo di lasciare libero l’individuo, cui sono state prospettate le varie alternative motivate, di decidere in prima persona.
Questa abitudine di pensiero sarà molto utile nella vita, quando le proposte che ci verranno fatte non saranno nel nostro interesse oppure lo saranno e non ce ne accorgeremmo senza questo strumento importante che abbiamo costruito.
Oggi la "Thinking Room" mi ha ispirato questi pensieri e queste parole.
È questa una cosa che si dovrebbe fare regolarmente, un momento educativo importante che può aiutare a vivere meglio e in serenità.
Oggi non ho bisogno di fissare il famoso “cerchietto” per farmi venire nuove idee.
Un pensiero mi frulla nella mente già da un po’.
Mi riferisco alle tante bravate dei giovani di cui si occupa la cronaca in questi giorni e, soprattutto, agli adulti che per primi non sanno prendere per se stessi le distanze dal male che vuole irretirli.
E in queste condizioni come potrebbero essere a loro volta educatori?
Mi colpisce molto la vulnerabilità dei ragazzini... e dei ragazzi... e degli adulti, che non sanno distinguere i pericoli che li circondano, neppure quelli più macroscopici.
Prendo, ad esempio, quella specie di gioco attuato nel web, ispirato al raggiungimento di livelli sempre più alti di rischio, fino a condurre al suicidio.
Per gli adulti potrebbe fare il paio il salasso di denaro che organizzazioni “ben preparate” mettono in atto nei confronti di donne disperate, ma anche di uomini, rubando profili ed identità (e soldi!) dietro le quali si nascondono.
Questi sono i casi eclatanti che vengono via via alla ribalta, ma esistono situazioni più nebulose in cui le persone finiscono con il perdere la propria identità in modo più subdolo, quelle in cui si trovano invischiate in una rete relazionale tossica che le svaluta e le uccide piano piano.
Queste sono molto più frequenti delle situazioni eclatanti e molto meno evidenti.
Sono quelle che, attraverso la svalutazione continua della persona, conducono ad una negatività totale da rendere la vita impossibile.
Io penso, e per questo mi batto da sempre, che bisogna educarsi ed educare alla valutazione dei fatti, ad esprimere giudizi positivi o negativi, ad operare scelte di percorsi diversi, a non aver paura di essere soli in scelte importanti.
Niente dovrebbe capitare per caso.
Si dovrebbe sapere che, come per ogni essere vivente su questa terra, molti sono i pericoli che ci circondano.
Dunque è necessario imparare a vederli e a sapersene difendere, nel gioco atavico dell’adattamento e dell’istinto di sopravvivenza della specie.
Questo è il compito di ogni genitore, di ogni educatore, di ogni adulto.
Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile che ognuno di noi faccia un lavoro su se stesso, un lavoro profondo di recupero di spazi di positività e sicurezze.
La trasmissione non dovrebbe essere coercitiva, ma sempre tesa a spiegare le nostre motivazioni al riguardo con rispetto per gli altri, sempre pronti a cambiare prospettiva, ad aggiustare il tiro man mano che l’esperienza di vita ci cambia.
Non è mai troppo presto né troppo tardi per iniziare.
Si comincia a trasmettere abitudini costruttive già quando il bambino emette il primo vagito.
Quindi ciò che scegliamo di fare è di vitale importanza.
Si può anche sbagliare, ma avendoci ben pensato e avendo operato una scelta in buona fede.
Indispensabile è la comunicazione di idee e sentimenti, ma non dimentichiamo di lasciare libero l’individuo, cui sono state prospettate le varie alternative motivate, di decidere in prima persona.
Questa abitudine di pensiero sarà molto utile nella vita, quando le proposte che ci verranno fatte non saranno nel nostro interesse oppure lo saranno e non ce ne accorgeremmo senza questo strumento importante che abbiamo costruito.
Oggi la "Thinking Room" mi ha ispirato questi pensieri e queste parole.
E per concludere tornerò ancora alla rete che rende prigionieri, che finisce col portare al suicidio, quella del web più buia e più nera.
È di oggi la notizia di un omicidio ivi programmato e commissionato, che se non fosse stato scoperto in America, avrebbe portato all'uccisione di un uomo in Italia completamente all'oscuro dell'esistenza di colui che lo voleva morto!
C'è davvero di che stare attenti.
Io mi sono chiarita con me stessa.
Spero possa servire anche a voi che leggete.
Spero possa servire anche a voi che leggete.
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Per allenare i muscoli della mente e del cuore
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