Apri ed entra nella mente e nel cuore |
Buongiorno!
Eccomi già seduta qui sulla nostra panchina.
Avvicinatevi pure, amici cari!
Non abbiate esitazioni.
La mattina è ancora giovane ed è piena di sane aspettative.
Tra un po' il sole arroventerà ogni cosa, ma la bellezza reale e metaforica di questo momento rimarrà intatto in noi che lo abbiamo vissuto.
Nella strada un anziano signore già passeggia con la luce negli occhi.
Si è fermato interessatissimo davanti ad una pasticceria.
Sta parlando animatamente con un ragazzo immigrato che lì staziona tutto il giorno.
Non sembra conoscerlo, ma con un buon inglese lento e pieno di gestualità racconta qualcosa che deve stargli molto a cuore.
Il ragazzo ascolta.
Muto, sorride.
In questa atmosfera perfino i pensieri si fanno brillanti.
Luccicano alla ricerca di parole che li cristallizzino sulla carta.
Avere la possibilità di guardarsi dentro per qualche minuto, nel silenzio che parla, nella solitudine che guarisce e risana, nella leggerezza senza peso dei pensieri e delle emozioni, è un vero toccasana per ogni persona.
Soltanto in pochi lo sanno.
Molti finiscono col credere che sia tempo sprecato.
Molti altri ne sono addirittura spaventati e ne rifuggono, presi come sono dal frastuono del mondo, che oggi è davvero troppo troppo grande.
Soltanto a scriverne, io mi sento già benissimo.
Sento le idee fluire in me, dapprima confuse, ma gradualmente acquistano forma e senso.
Sono le emozioni che le colorano, però, a meravigliarmi, a dar loro carattere e spessore.
Un gabbiano si aggira nuovamente minaccioso sui tetti.
Urla in modo violento e sgraziato.
Si ferma.
È così aggressivo nel suo dimostrare di essere il più forte tra quelli che vorrebbero ghermire il suo territorio.
Stona nel mio meraviglioso silenzio.
L'enorme pennuto è tronfio e cattivo.
Non conosce la bellezza del dialogo con gli altri, con quelli che invece percepisce come un pericolo, tutto preso com'è a difendere la sua sopravvivenza.
Quanto è diverso dall'immagine dei gabbiani che sfiorano leggeri la riva del mare, che planano senza rumore immersi nell'azzurro e che hanno ispirato letterati e poeti!
Senza volere un'emozione sale a livello di coscienza.
“Oh, gabbiano che sei lassù…
perché mai non vieni giù…”
L'eco lontana di questi semplici versi risuona ora gioiosa intorno a me.
Siamo sul delta del Po.
Percorriamo un tratto segnato da pali che emergono sui lati della via d’acqua.
Siamo in gita scolastica.
I ragazzi sono affascinati da tanta bellezza, irretiti dall'enorme pace che si respira anche senza volerlo.
Un gabbiano vola lento, alto nel cielo.
L'immagine è bellissima e coinvolgente.
Decidiamo di tradurre in versi, anzi di cantare, ciò che avvertiamo così forte dentro di noi.
Un verso, due, una strofa…
Non ricordo più il canto intero, ma quei due versi di apertura sono sulle mie labbra vivi e carichi di emozione come allora.
Forse anche i ragazzi, divenuti adulti, ogni tanto li canticchiano distrattamente.
Chissà se quell'educazione ad allenare i muscoli della mente e del cuore dà ancora dei buoni frutti!
So per certo che per alcuni di loro li dà.
Rifletto sul fatto che il gabbiano di città ha perso la sua semplicità, in un certo qual modo la sua purezza.
È un po' come l'uomo che, lasciata la campagna, ha sposato la frenetica vita degli agglomerati urbani per tirare fuori gradualmente tutta l'aggressività che ritiene necessaria per sopravvivervi.
In realtà non è affatto così.
È un modo abusato che viene assunto per giustificare il nostro inaridamento progressivo.
In fondo è seguire da gregari messaggi passati da altri.
Ognuno di noi può fare la differenza, fare una scelta individuale e personale.
Basta un po' di silenzio, in una mattina ancora giovane e piena di aspettative, qualche minuto di riflessione con noi stessi e, se volete, sostare per un po' insieme a noi, qui, intorno alla nostra panchina.
Grazie per essere venuti così numerosi!
Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore!
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Per allenare i muscoli della mente e del cuore
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