Salve amici carissimi de “La Panchina “!
Eccoci qui, ancora insieme.
Avvicinatevi senza ulteriori esitazioni.
Sentite?
Mille suoni indistinti fluttuano nell'aria…
A tratti, sembra di essere ritornati bambini, quando la voce narrante sussurrava di streghe e di elfi e la fantasia creava emozioni così profonde da restare indelebili nel tempo.
Che calma idilliaca c'è qui tra le parole che via via si fermano nell'aria!
Vogliono una reazione… desiderano costruire pensieri.
Ne afferro una a caso.
“Viaggio”.
Ha un suono piuttosto duro.
Sette lettere aggregate, non pochissime.
Il suono si distende nella prima parte della parola, per rapprendersi bruscamente nella seconda.
Adesso è il suo significato che mi intrappola…
E i pensieri si mettono in moto velocissimi e disordinati.
Li lascio vorticare in libertà per un po'… o forse è meglio che provi a rimetterli in qualche ordine?
Senza quasi rendermene conto scarto subito i continui viaggi turistici dell'uomo moderno, accantono i grandi viaggi della storia alla scoperta del mondo che per una attimo però mi illuminano, sorvolo sugli alpinisti che hanno affrontato la sfida di delle cime che mi circondano maestose, poi lo vedo.
Mi fermo.
Stranamente il primo viaggio che afferro è quello del viaggio per antonomasia, il lungo viaggio intrapreso da Ulisse, un viaggio pieno di fascino per una ragazzina che lo incontrava per la prima volta, nascosto nel grosso libro nero rilegato e costoso.
Nell'aula affollata di una scuola media, in un pomeriggio buio di inverno, tutto prendeva luce dalle parole che la professoressa faceva scivolare nell'aria con naturalezza.
Angela, al primo banco, si distraeva un po' annoiata.
Io invece mi lasciavo trascinare dalle parole difficili, parole che si trasformavano nella mia mente in immagini bellissime e reali.
Mi sembrava quasi di poterle toccare quelle immagini, quasi di poterci entrare dentro io stessa, mentre seguivo Ulisse nell’antro di Polifemo o tra le braccia della maga Circe che non voleva lasciarlo più andare.
La poesia e il piacere che trovavo in quei momenti è ancora tutta integra dentro di me.
Con il senno di poi, penso che sia stata proprio quell’atmosfera ad influenzare tutta la mia vita futura.
Il viaggio di Ulisse, però, mi intriga perché tutt’altra cosa e molto molto di più di un semplice lungo viaggio.
Il tormentato e complesso ritorno da Penelope, descritto sì in molti particolari ben definiti e concreti, è principalmente una grande metafora della vita stessa.
Anche la vita è un viaggio accidentato, pieno di lusinghe e di trabocchetti, un viaggio costellato di scelte che si incontrano ad ogni bivio e che ci pongono di fronte a molte prese di posizione che determineranno l'intero nostro viaggio su questa Terra.
E poi ci si avvicina inesorabilmente al termine di quel viaggio, ad un'Itaca che non conosciamo.
Non è del tutto rassicurante, non sappiamo in fondo cosa ci attende su quell'isola.
Mentre Ulisse conosceva ciò che avrebbe dovuto combattere, l'uomo ci arriva e ci sbarca, questa volta senza averlo scelto, impaurito e curioso ad un tempo, sperando di poter finalmente comprendere appieno il fine ultimo del suo impegnativo viaggio.
Dunque, niente paura!
La conoscenza è lo scopo primo della vita e sarebbe davvero bello andare oltre e continuare a conoscere.
Una sola parola!
Eppure come ci ha trascinato lontano!
È questo il potere infinito delle parole, che ci fanno volare, costruiscono pensieri e mondi nuovi, ci accompagnano e ci consolano.
Grazie per essere stati qui, intorno alla nostra panchina.
Tornate ancora… e non dimenticate di allenare i muscoli della mente e del cuore!
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