Salve, amici carissimi de “La Panchina”!
Sono davvero felice di essere nuovamente qui.
Mentre settembre pigramente snocciola i suoi giorni, una luce quasi prudente s'intrufola intorno a noi.
Una calma insolita attira le nostre emozioni.
Il senso di fine è palese, ma anche un senso di attesa ci fa nuove promesse.
Scorre il tempo, scorre e va…
Scorre inesorabile nella vita reale.
Con dita invisibili, leggere, quasi amorevoli, trasforma ogni cosa, trasforma proprio tutto ciò che incontra, srotola la tua vita senza che tu possa avvedertene appieno.
Che sorpresa ciò che cogli quando qualche volta ti fermi a osservare!
È in quel momento che ti accorgi che le mille cose che ti hanno tenuto occupato non si sono ben amalgamate.
Sì, non si sono opportunamente ricomposte in una torta di conoscenza, in un sapere almeno sufficiente a nutrire la tua anima, a dare un senso alla vita, ad accettare la morte con garbo e consapevolezza.
Scorre il tempo, scorre e va…
Scorre inesorabile nella vita reale.
Qui intorno alla nostra panchina, invece, il tempo ha tutt'altra dimensione.
Si attenua. Si ferma. Rimane sospeso. Attende.
I pensieri e le emozioni emergono in libertà, si evolvono, si intrecciano.
Creano luce e disperdono il buio.
Anche le cose più semplici acquistano spessore.
Quelle più complesse perdono gli orpelli e si chiariscono.
Scorre il tempo scorre e va.
Una parola sguazza ora in un Tempo che appare indefinito.
Una parolina corta corta. Quattro lettere.
Cibo.
Che strana parola!
Troppo prosaica in questo momento.
Eppure anch'essa avrà il suo perché.
Vediamo un po'.
A ben pensarci, quanto importante è stata, è e sarà questa parola per l’uomo!
La sua sopravvivenza strettamente legata alla sua capacità di procurarsene.
Sarà per questo che ne ha fatto un vero e proprio totem.
Infatti ha strappato il cibo agli animali, ha rubato ed ucciso per procurarsene, ha fatto guerre e viaggi pericolosi per averne a sufficienza, ha sviluppato malattie per averne abusato in eccesso o in difetto, addirittura, gli ha costruito veri e propri altari.
Anche il tempo, che qui ora si è fermato per un attimo incantato, ha avuto con il cibo un ruolo fondamentale nella sua connotazione.
Non si è mai fermato un attimo.
Ha trasformato ogni cosa, ha spazzato via apparenti conquiste, modificato abitudini e costumi.
L'immagine di una tavola apparecchiata si profila all'orizzonte.
E poi un'altra e ancora un'altra.
Sono tante, diversissime tra loro, povere e ricche, spartane, minimaliste, ricercate e opulente.
Scelgo questa, uno dei mille altari elevati all'incontro con il cibo.
La blocco.
È una tavola ben apparecchiata con porcellane e cristalli di un certo valore.
Troneggia in una sala da pranzo di un castello in cui si era soliti ricevere.
Ora si mostra ai visitatori, ferma e attonita, testimonianza di un tempo che più non vive.
Simmetrie, simboli, decori che vanno ben al di là del cibo vero e proprio.
Lasciano il visitatore un po' attonito.
Davvero lontano il cartoccio di frittini acquistati al baracchino o la pizza al taglio appena gustata prima di entrare nel castello.
La signora guarda con grande attenzione.
Vuol rubare qualche idea per la tavola che presto allestirà.
È tempo di andare.
Grazie per essere stati qui con me!
Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore!
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