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sabato 6 febbraio 2021

Tag:

Umanità

 







Eccomi qui! Finalmente!

Finalmente sono arrivata sulla mia panchina preferita! Che meraviglia questo luogo!
Sembra incredibile... eppure, malgrado da troppo tempo la solitudine sia compagna abituale nella nostra vita, sentivo fortemente la necessità di ritrovarmi realmente sola con me stessa, sola con il mio pensiero più profondo, sola fuori dalla confusione di voci che anche da lontano rumoreggiano nella testa e nel cuore di noi tutti.

Era davvero troppo tempo che non riuscivo a creare il vuoto assoluto intorno a me per rientrare nel mondo leggero delle parole in movimento. Incredibile, avevo una grande nostalgia di quel metaforico retino con cui pescavo tra le mille e mille parole che galleggiano sempre libere, a disposizione intorno a noi. 
Era ed è, questo, un gioco bellissimo. Parole, parole, parole. Entusiasma catturarne una e farle prendere vita. Tuttavia, se non ci si ferma, se non c'è silenzio, parole e pensieri rimangono impantanati, obnubilati, senza vita.

Per fortuna adesso ci sono. Sono qui, seduta sulla nostra panchina. Tutto è fermo. Fremono appena le fronde nella luce soffusa che filtrano garbate su di me. Suoni tipici del bosco in sottofondo. Canti d'acqua che gioca sui ciottoli.
Mille fluorescenze in arrivo intorno a me. 
È il momento. Sollevo il retino, vivo e voglioso di cogliere la parola più ammiccante.
Eccola! Ce l'ho... è "U M A N I T À".

Quante sfaccettature ha questa parola! È per me affascinante l'umanità che si prova verso il proprio simile in difficoltà, l'umanità dell'individuo che si pone in simbiosi con l'altro in una sorta di empatia che consola e sostiene, ma quello che oggi ho colto fin da quando è apparsa nel retino questa magica parola è il senso affascinante dell'umanità in cammino su questa Terra.
Perché è qui? Dove sta andando? Quale il suo obiettivo? Quale il suo ruolo? Certo sappiamo benissimo che queste sono domande fondamentali per l'uomo, per l'umanità appunto. Su questo ricercare sono stati spesi fiumi di inchiostro. Mille sfaccettature sono state individuate… esistenziali, filosofiche, religiose, scientifiche.

In questo momento storico mi colpiscono due aspetti in particolare: il rapido ampliamento delle conoscenze scientifiche e l'aumento della popolazione mondiale.
Mi sembra che da tutto questo discenda un evidente annaspare nel caos delle scelte su quale tipo di vita l'uomo dovrebbe condurre per salvaguardare le risorse, la vita, lo stesso pianeta e, ancora più sorprendente, un importante e continuo senso di colpa che l'uomo di volta in volta si crea.

La prima banale considerazione che mi viene da fare è quella che l'evoluzione delle conoscenze, così rapida e profonda, ci ha portato davanti a tanti cambiamenti di punti di vista che sono spesso in grande contrasto tra loro. Accade come sempre e anche più di prima, che ci si infili nel gruppo che è più vicino, a volte senza nemmeno una vera e propria convinzione rispetto alle idee che si dice di portare avanti. 
L'attivismo, la ripetitività, il fare compulsivo, il contrasto acceso e la difesa ad oltranza, sono gli aspetti sporgenti di questo momento. Ne consegue una stanchezza, uno sconforto, un'acredine che rende la vita più caotica e difficile.

Un esempio per tutti,  un argomento interessante e che forse può aiutarmi ad esprimere il mio pensiero. Un grande sviluppo tra stimoli ecologici e una visione green, un po' di filosofia di vita scopiazzata qua e là, ha avuto un grande incremento. Sto parlando del cambio drastico dell'alimentazione, in particolare per quelli che non mangiano più carne, pesce, uova, latte. Parecchi di loro ne sono ossessionati e indicano questa come una strada obbligatoria, che tutti dovrebbero seguire per la salvaguardia stessa della Terra. In ogni caso, come dimenticare che lo sviluppo dell'uomo è stato possibile proprio perché da raccoglitore si é fatto allevatore? E se anche la lattuga avesse un'intelligenza che al momento non riusciamo pienamente a comprendere?

In parallelo, c'è la conservazione delle risorse, lo sguardo da porre alla vita del futuro, comunque la necessità di ripensare forse tutti i sistemi di vita che abbiamo posto in atto sulla linea del tempo verticale, ma anche orizzontale.
E poi adesso ci si è messa anche la pandemia a dare una bella scossa a tutti nostri sistemi di vita.

Spesso rilevo un tale assolutismo, una certezza categorica che secondo me genera troppe tensioni nella comunicazione sociale e in me la nascita di troppe domande.
In tutto questo frastuono mi lascia perplessa l'atteggiamento, tra i tanti, di chi crede di sapere, di chi crede di avere in mano la verità assoluta e aggredisce chiunque incontra, spingendo a diventare come e lui, ad omologarsi ad un'idea. Mi viene fatto di pensare che anche se fosse buona, risulterà pur sempre parziale e sicuramente provvisoria nel tempo. 
Come già accennato, l'altro aspetto che mi dà ulteriore tristezza è questo senso di colpa che si instilla nella mente di chi la pensa diversamente. Non fa bene ai singoli né alla comunità.

Detto questo, sono convinta che si sia attivato un ulteriore cambiamento epocale. Dove ci porterà? Forse ad una vita più semplice e primitiva? Forse. Forse alla scomparsa della vita stessa sulla Terra? Forse. Lo abbiamo visto in tanti film di fantascienza e spesso è stato ipotizzato che ci siano state fasi alterne sul nostro pianeta. Dunque, niente di nuovo. Magari l'umanità fuggirà nello spazio?

Quello che sembra certo è che la vita si sia sviluppata gradualmente in molteplici forme che si sono adattate sfruttando l'ambiente a loro vantaggio. È vero anche che l'uomo sembrerebbe avere una maggiore capacità di comprendere quell'ambiente che per secoli ha piegato alle sue esigenze, ma non sappiamo se questo sia abbastanza. Non sappiamo quanto la vita sia superiore e determinata, per accettare di essere bloccata dai ragionamenti dell'homo sapiens, positivi o negativi che siano. Ne consegue che va certamente benissimo cercare di darsi da fare, ma escluderei queste certezze che rimandano messaggi ossessivi e quindi tossici.

E dopo tutto questo giro di parole, voglio finirla qua con l'immagine di un'umanità concretamente e costantemente in viaggio intorno al mondo, quella che affronta il mare o la strada gelata, senza mezzi, peregrina, in difficoltà, allo sbaraglio, confidando che prima o poi possa venire alla luce una visione completamente nuova di come gettare basi realistiche per cambiare direzione in un modo realizzabile.

Ho deciso. 
Capovolgo il retino e rimetto in libertà questa grande, immensa parola che è 

"U M A N I T À"



📚






 
 
 
 
 
 

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2 commenti:

  1. Mi è piaciuto leggerti. Hai rimesso in libertà la parola essenziale e con tante sfaccettature così ognuno di noi possa trovarci la/e faccie più consone al suo pensiero.
    Spesso ci areniamo nelle certezze eppure diversi secoli fa c'e stato il padre dei filosofi che già sapeva di non sapere. Non ci è rimasto granché di questo pensiero oggi forse perché è una materia che andrebbe bene nelle scuole anche inferiori.
    Ci potrebbe aiutare a migliorare parecchio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Claudia, hai ben sottolineato il mio pensiero. Sostengo da sempre che a questi "grandi temi" sia opportuno educare i cuccioli di uomo fin da piccolissimi. Per quel che mi è stato possibile ho cercato e cerco sempre di farlo.
      Grazie di esserti seduta sulla panchina con me.
      Torna ancora. ❤

      Elimina

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