(continua)
In un paesino lontano lontano, le viti rosseggiavano d’autunno a perdita d’occhio e facevano capolino sfumate ed incerte nella nebbia che sovente si levava ad abbracciarle, improvvisa e delicata come una carezza di cipria sul viso.
In quel paesino piccolo piccolo, ma laborioso, viveva una bambinella, anch’essa piccola piccola e magrolina: la sua mamma un po’ per gioco e un po’ per allegria la chiamava scherzando Briciolina, anche perché, appena nata, la bimba pesava poco più di una modesta pagnotta di tipo casalingo.
Briciolina era molto amata e vezzeggiata da tutti, soprattutto in famiglia dove il papà e la mamma facevano capriole per farla sorridere.
Briciolina aveva un fratellino solo un pochino più piccolo, il quale però subito dopo essere venuto al mondo cominciò ad ingrassare a vista d’occhio.
Il suo nome, come quello dei due nonni, era Filippo, ma Briciolina, e del resto tutti in famiglia, non poterono fare a meno di vezzeggiarlo con il nomignolo di Lippolone.
Con il passare del tempo anche Lippolone dimagrì, diventando esile, longilineo e molto alto, raggiungendo la sua sorellina più grande di un anno.
Tuttavia tutti continuarono a chiamarlo Lippolone in ricordo di quel primo anno di vita in cui sembrava essere addirittura una palla di gomma, senza ossa.
Dunque quel giorno, Briciolina e Lippolone giocavano urlando nella loro casa e, a dire il vero, ne stavano veramente combinando delle belle.
Dal rumore che si avvertiva, sembrava ci fosse un esercito in marcia; eco di litigi poteva essere colta da lontano insieme allo scrosciare di abbondante acqua che sembrava provenire da più di un rubinetto. Ogni tanto rumori di vetri infranti accompagnavano il delizioso concerto.
La mamma, spaventata da tutto quel baccano e temendo il peggio per l’incolumità dei suoi due piccoli scatenati, corse preoccupata verso il luogo in cui stava avvenendo la grande avventura dei due discoli consapevoli.
Con decisione ed un poco di panico, la mamma aprì la porta del bagno grande per verificare da chi fosse occupato e in quali azioni pericolose fosse intento, ma - ahimé! - Briciolina si era seduta non si sa a far cosa, proprio dietro quella porta!
O forse si sapeva anche troppo bene: spingeva la porta perché la mamma non riuscisse ad aprirla!
Un terrificante urlo di dolore si levò in tutta la casa!
Quest’ultima rimase a terra, frastornata, la terribile “boccuccia” ancora aperta.
La mamma angosciata, il bambino spaventato, la bambina piangente… e il ditino dolorante avrebbe perso la sua bellissima unghietta!
Briciolina ci era rimasta proprio male!
Anche la sua mamma non era da meno: essere stata la causa, seppure involontaria, di tanto dolore la rattristava, anche perché i due discoli avevano esagerato e non avevano saputo prevedere le conseguenze del loro agire.
Poi, Briciolina disinfettata e consolata, Lippolone rassicurato sul fatto che nessuno sarebbe morto o accusava lui dell’accaduto, la mamma ristabilì la solita aria allegra e serena della casa.
Una bella fiaba fu raccontata ai due fratellini e una bella merenda dolce e consolatoria fu preparata e gustata.
Passò il tempo.
L’unghietta ricrebbe più bella di prima e tutto restò un lontano ricordo, nemmeno troppo brutto.
Il piccolo gnomo dal berretto rosso come il fuoco smise di salmodiare.
Le sue i aspirate, declinate in mille e mille intonazioni diverse, tacquero infine.
Per un attimo anche il popolo delle vocali si chetò.
Colori, ronzii e fruscii rimasero sospesi come in un attimo di eternità…
Mentre, però, Alice tornava ad avvicinarsi ancora un po’ al piccolo gnomo dal morbido berretto nero, cercando di non fare rumore, sentì un nuovo ronzio.
Da dietro le campanule iridate, giungeva un mormorio amico.
Il piccolo gnomo dal berretto rosso, infatti, aveva ripreso a salmodiare al tepido zefiro, modulando i suoi dolci sospiri in i...
(continua)
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