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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Racconto - Un incontro improbabile

 







Un  incontro  improbabile



📚

Eccomi giunta, finalmente. Che grande bellezza! È tutto proprio come me lo aspettavo.
Roma in primavera. È semplicemente commovente. E questa piazza poi…
Dunque, non ne posso fare a meno... devo dirlo. Ciò che vedo qui, intorno a me, è un vero spettacolo!
Sì, Parigi è Parigi, ovvio, ma qui tutto è più lento, ovattato, più luminoso. Sembra quasi di essere in un dipinto, in cui ogni piccola parte è stata attentamente studiata nei minimi dettagli. Ahi! Mi sto emozionando... È tutto così eccitante!
Questo tè rimarrà per sempre un'avventura indimenticabile, penso. Del resto non potrebbe essere altrimenti.
 
L'elegante signora alza lo sguardo sulle due chiese gemelle che si innalzano in fondo alla piazza. 
Osserva che si ergono dinoccolate e pigre nelle loro forme barocche, placide come ogni cosa in questa città. Sostano oziose ai lati di Via del Corso, proprio laddove la strada termina, al centro del famoso tridente che forma con Via del Babuino e Via di Ripetta.
Qualcuno nella piazza la osserva sorpreso, ieratica com'è nella sua figura minuta, sinuosa e leggera nel suo tubino, in perfetto equilibrio sotto l'immancabile cappellino.
 
Lei non se ne accorge nemmeno. È tutta presa alla ricerca di qualcosa. Sposta lo sguardo alla sua sinistra. Dove sarà la famosa caffetteria di cui ha sentito tantissimo parlare?
La individua immediatamente. I tavolini all'esterno, ne delimitano l'area e richiamano l'attenzione. Sono ben allineati e quasi tutti occupati. I numerosi camerieri che effettuano il servizio si muovono con competenza e velocità.
Appena l'unica cameriera donna si sposta, lei le vede.
Sono lì, già sedute. Impossibile non riconoscerle. Sono inconfondibili! 
Strano. Sente un tuffo al cuore che non riesce a controllare come di solito invece sa fare molto bene.
 
Coco comunque continua ad avanzare. Cammina eretta, come se niente fosse, e si affretta a raggiungerle. In punta di piedi per non disturbare la conversazione in corso, che evidentemente deve essere interessante, si siede di fronte a loro che intanto hanno smesso di parlare.
“Coco!” esclamano all'unisono “Eccoti!”.
 



📚

Il tè è servito. Tintinnare di cucchiaini nelle tazze, teiere che versano liquidi ambrati, profumo di dolcetti decisamente italiani. Piccole ciambelline fritte, mini maritozzi alla panna, sfogliatelline napoletane, cannolini siciliani, troneggiano su un'alzatina deliziosa.
Ella beve un sorso di tè, poi addenta un amaretto semplice semplice, un biscotto dall'apparenza modesta.
"Mai avrei potuto immaginare di arrivare fin qui e di incontrarmi con voi. Mi sembra davvero un sogno. Forse lo è..." borbotta pensierosa come se parlasse solo a se stessa.
"Anche io, Ella, sai? O magari siamo capitate tutte nello stesso sogno... Certo è che la mia infanzia è stata terribile... Se non fosse stato per i miei cappellini che le signore francesi fortunatamente hanno molto apprezzato, mai sarei stata qui oggi. Vi dirò di più. Se non fosse stato per gli scarti di stoffa che le suore mi regalavano ogni tanto, nemmeno i cappellini avrebbero visto la luce e, invece di essere a Roma, oggi forse pulirei le strade di Parigi.".
"Sì, sì... So che anche tu, Coco, non hai avuto inizialmente una vita troppo facile... Del resto, tanta tanta gente si é trovata a nascere in contesti disagiati come quelli che abbiamo dovuto affrontare noi, in sacche di grande povertà e degrado da cui quasi tutti non sono riusciti ad uscire, almeno nel modo in cui è stato possibile a noi".
"Non è difficile immaginare che quella fosse una situazione che viveva e vive la maggior parte della gente nel mondo..." sottolinea quasi tra sé e sé Amelia, sorseggiando con eleganza il suo ultimo sorso di tè. 
"Certamente... è proprio così. Tuttavia, se giro lo sguardo intorno a questa piazza grandiosa, non posso fare a meno di restare incantata dalla potenza che sprigiona, che mi rimanda a uomini straordinari che in un modo o nell'altro sono riusciti a lasciare un segno indelebile del loro passaggio... e non tutti erano nati a palazzo. Amelia, so per certo che anche tu hai avuto il tuo bel da fare per arrivare ad avere il tuo biplano delle meraviglie, non è così?".
"Sì, non è stato semplice. Per fortuna per il mio primo biplano mi ha aiutato la mia mamma. Io, fin da piccolina, avevo sentito un grande desiderio di libertà, direi quasi di silenzio, di vera e propria solitudine. ".
"Parli di solitudine... ma non hai sempre volato da sola per quello che so...". Coco guarda Amelia con attenzione quasi a volerle leggere dentro.
"Hai ragione. Ho avuto maestri e ho avuto aiutanti, è ovvio. Quello che intendevo dire è un'altra cosa. Fin da quando ero molto piccola, mi ero sentita sempre sola, incompresa. Sentivo dentro di me forte il desiderio di conoscermi, ma era difficile farlo, presa com'ero a sopravvivere. Così, quando per un "semplice" dollaro sono riuscita a fare il primo brevissimo volo, mi si è aperto davanti un vero e proprio mondo. Che emozione! Come mi batteva il cuore! Lassù, sospesa nell'aria, ho finalmente capito cosa ero e cosa volevo fare...".
Ella la guarda e sorride. Si sente pienamente coinvolta nella scena appena descritta da Amelia. "Come ti capisco! Mi hai fatto rivivere un momento analogo che ha cambiato la mia vita come è avvenuto nella tua.".
Coco accavalla elegantemente la gamba destra e si protrae verso di lei.
"Vorresti dire che anche tu ricordi un esatto momento in cui sei diventata Ella, la grande Ella?". Intanto avvicina la mano all'alzatina e sceglie una piccola sfogliatella napoletana, che promette molto bene.
"Sì, in modo chiaro e netto, come fosse accaduto ieri. Nemmeno la fame ricordo così bene.
Facevo parte di un modesto balletto - pensate io ballare! - quando mi proposero... di esibirmi nel canto. Non ci volevo credere. Non poteva essere! Mi dettero un'opportunità fondamentale. Ancora oggi non capisco come sia stato possibile. Volevano ascoltarmi cantare. Si, volevano sentire quella mia voce, in fondo proprio strana, che da piccola era stata addirittura un problema per me.".




📚

Un sospiro appena accennato.
Coco in questo momento è solamente Gabrielle, é semplicemente se stessa nella sua prima vita. La presenza di quelle due donne, per certi versi molto simili a lei, l'ha liberata di inutili orpelli. Del resto lei non ha mai rinnegato se stessa ed ha sempre conservato integralmente ciò che è sempre stata anche sotto quell'onda di creatività e di successo che  ha vissuto e ancora sta vivendo.
“Credo che per tutte noi sia stato davvero duro conquistare ciò che ci ha condotto fin qui a gustare questo tè delizioso… e penso proprio di non sbagliare se affermo che molte scelte che abbiamo fatto siano state determinate in parte da quanto abbiamo vissuto all'inizio della nostra difficile vita…”.
“Cosa intendi dire, Coco? Sì, anche per me, forse, è stato così, a rifletterci bene.” Amelia fissa Coco e attende che la stilista prosegua nelle sue riflessioni.
“Beh, a ben pensarci, la mancanza e l'inconscia ricerca della figura paterna penso mi abbiano spinto ad allontanarmi da ogni matrimonio. Infatti, ho amato molto e in grande libertà alcuni uomini, ma non ho mai voluto legarmi in modo formale… e forse questo è stato il segreto del mio successo. Anche se sono stati per me una musa ispiratrice, ho preferito realizzarmi come donna, come donna libera.”. 
In religioso silenzio, Amelia ed Ella la ascoltano con grande interesse, mentre ripensano a spezzoni della loro vita.
“C’è del vero in quello che dici..." mormora Amelia quasi tra sé "Infatti, a questo proposito, mi torna in mente un episodio vissuto da bambina. Non ci crederete... Quando avevo sette anni, insieme a mio zio, costruimmo una piccola rampa di lancio. La fissammo al capanno degli attrezzi di casa. Poi io mi ci arrampicai, salii su una cassetta di legno e mi lanciai. L'impresa durò solo pochi secondi… e, come potete immaginare, l'atterraggio fu disastroso. Per fortuna riuscii a cavarmela solo con qualche ammaccatura. Quello fu il mio primo volo… era già un segno premonitore di quella che sarebbe diventata la mia più grande passione...".
Ella le sta ascoltando in silenzio da un po'. È come rapita. Non può fare a meno di riandare con il pensiero ai suoi primi anni di vita, all'orfanotrofio e nei quartieri malfamati che aveva dovuto frequentare. Non ci aveva mai pensato veramente, ma adesso cominciava a farsi delle domande.
“Sapete? Ad ascoltarvi sto pensando… chissà che anche il mio rapporto con gli uomini non abbia risentito di tutto quello che ho visto e di tutto quello che mi è capitato quando ero una bambina e poi un’adolescente! Come sapete, con i miei due mariti non è andata affatto bene. Chissà perché? Sarà per la natura degli uomini di sentirsi sempre il centro del mondo o forse anche per l'incapacità di entrambi di dialogare?”.
"Vedete che non ho poi sbagliato di molto nel dire che tanti aspetti ci accomunano, vero?" Coco abbozza un mezzo sorriso.
"No, non hai sbagliato affatto. Adesso, però, vorrei passare ad un altro argomento, cara Coco. Volevo dirti che sono letteralmente innamorata del tuo meraviglioso profumo, il tuo famosissimo Chanel N.5. Ma come ti è venuta una così splendida idea? Quali ingredienti vi hai messo dentro per ottenere una fragranza così particolare?”.
Amelia ha riportato la conversazione su temi solo apparentemente più leggeri. 
Coco la guarda sorridendo. Il lancio di quel profumo ha sorpreso il mondo. Tutti ne hanno parlato ed è certa che ne parleranno anche in futuro.
"È una storia abbastanza lunga." spiega "Ho conosciuto Igor Stravinskij e sono rimasta affascinata da quella sua musica particolare. Volevo trasformarla in qualcosa di concreto. Ho provato il desiderio di mettere insieme delle essenze frizzanti come quelle note e tali da produrre un profumo che fosse l'essenza stessa della donna. All'interno c'è certamente il gelsomino e.. molti altri elementi di sintesi. Sono contenta che ti piaccia. Come i miei abiti, morbidi, sciolti, anche questo profumo vuole concorrere alla liberazione della donna…”.
Coco tira fuori dalla sua pochette una piccola bottiglietta di Chanel N.5, leva con eleganza il piccolo tappo e offre alle altre due donne una goccia del suo prezioso profumo. 




📚

La luce nella piazza è nel frattempo cambiata. Le persone che l'attraversavano si dirigono maggiormente verso l'esterno. È quasi l'ora di cena.
Le tre donne incuranti di tutto continuano a parlare fitto fitto intorno a quel tavolo sul quale, sotto un raggio di sole, brilla una piccola bottiglia di cristallo.
Un cameriere inamidato attende con discrezione che le tre signore finiscano di gustare il loro tè.
Non c'è fretta a Roma, come sempre.
 
 


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