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Consigli per la lettura delle pagine
: 8

Il blog parte con i post periodici con cui
lanciamo spunti e ci teniamo in contatto.

Sotto seguono una serie di pagine
(link) divise per argomento.

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L'elenco è lungo, la voglia di scrivere è tanta,
lasciatevi coinvolgere per allenare i muscoli
della mente e del cuore

Buona lettura



Insieme - Creiamo una fiaba? 1








Ed ora proviamo a creare insieme una bella fiaba per i nostri bambini... ed anche per noi!
Dunque, cominciamo!


🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥

C'era una volta...
Sì, c'era una volta una casina piccina piccina.

Nella casina piccina piccina viveva un grazioso... bambino, direte subito voi.
No, non era un bambino, ma un grazioso e modesto uccellino.

La sua casina era appesa tra le foglie del ramo di un grande albero.
Intessuto con tanto impegno e tanto lavoro, il nido si dondolava ad ogni minimo soffio di vento e il suo abitante con lui.

Affacciato alla piccola entrata della sua bella casina,  l'uccellino poteva vedere lontano... un raggio di sole, un'argentea ragnatela, insetti volanti e scoiattoli  e pipistrelli e formiche...

🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥🐦🐥


Chi continua?
Per la gioia dei nostri piccolini, buttatevi nel mondo della fantasia!




21 commenti:

  1. Il nostro uccellino si dava molto da fare a tenere pulito il grazioso cestino che costituiva la sua dimora.
    Cercava in tutti i modi di renderla confortevole.
    Era già un po' che ci lavorava.
    Una piccola piuma morbida qua, un batuffolino di lanugine là, un filo setoso e lucente...
    Insomma, in quella casina ci si stava proprio bene e la vita era rosea.
    Quando poi non aveva niente da fare, il piccolo pennuto usciva saltellando sul ramo vicino e, guardando i pezzettini di cielo azzurro tra le fronde lassù in alto, intonava il suo gorgheggio più bello.

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  2. Naturalmente aveva radunato in dispensa insetti succulenti, ragni, alcuni semi e bacche rare.
    Li spostava e li arieggiava, li ripuliva continuamente.
    Sapeva benissimo quanto un nido fornito e accogliente fosse importante!
    La schiena rossiccia, la gola e il petto grigio chiaro con sfumature che tendevano al rosso, muoveva agilmente il suo capino grigio di qua e di là, gonfiando le piume della mascherina nera che aveva intorno agli occhi e di cui andava molto fiero.
    Puliva, faceva provviste, usciva per una passeggiatina sul ramo, gorgheggiava come si conveniva... e aspettava con trepidazione.
    Quello, però, che faceva battere forte forte il suo cuoricino, erano i voli incrociati che si svolgevano davanti alla sua casetta.
    Era bello ed emozionante vedere tutte quelle mascherine volare davanti a lui ed osservarlo con apparente noncuranza.
    Sapeva benissimo che non era così.
    L'interesse reciproco era alle stelle.
    Era giunto il momento, infatti.
    Forse proprio ora avrebbe incontrato la compagna della sua vita.
    Forse proprio ora lei sarebbe entrata.
    Le sarebbe piaciuta la casina che aveva preparato per lei?
    Lui c'è l'aveva messa tutta.
    Era riuscito a trovare perfino due bacche rarissime.
    Sì, se le fosse piaciuto ciò che aveva preparato, lei si sarebbe fermata.
    Ora cominciava ad essere impaziente davvero.
    Intanto davanti alla piccola entrata era un grande via vai e un frullar d'ali.

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  3. Il raggio di sole ora si era spostato e illuminava in pieno la piccola entrata.
    All'interno l'uccellino non vedeva più niente, ma l'energia che attraversava l'aria intorno a lui era così gradevole che per un attimo il suo cuore saltò un battito.
    Il raggio di sole, l'energia vibrante...
    In realtà, non era questa la ragione.
    Infatti, ecco comparire sull'uscio la più graziosa mascherina che avesse mai visto, una femmina graziosa, con gli occhietti più vispi che avesse anche solo potuto immaginare.
    Questa meraviglia si guardava intorno, ma non entrava...
    Perché?
    Sì, si guardava intorno, ma non entrava a verificare la bellezza della casina che aveva preparato, ad ammirare le meravigliose provviste che aveva accumulato, le bacche rarissime, i semi più gustosi...
    Perché non entrava?
    Non fece in tempo a completare il pensiero che un boato spaventoso riempì ogni cosa.
    Un buio pesante s'insinuò tra le alte fronde e raggiunse in un secondo il canneto sottostante, mentre un vento fortissimo cominciò a sbatacchiare il fragile cestino senza riguardo alcuno.
    In tutto quel frastuono la bellissima mascherina era scomparsa!
    La pioggia, con i suoi milioni di grandissime gocce, dava ora vita ad un concerto a più voci.
    Scrosci, ticchettii, rametti spezzati, tuoni, lampi...
    Ogni forma di vita sembrava annientata.

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  4. Che paura!
    Si poteva toccare con mano un terrore diffuso.
    Ogni essere del canneto, arboricolo, terricolo che fosse, si sentiva ora sospeso.
    Tutti gli esseri viventi si erano immobilizzati all'unisono, ritirandosi dietro i fragili ripari che la natura metteva loro a disposizione.
    Un qualcosa di incontrollabile percorreva ogni forma di vita.
    Anche il nostro pendolino aveva smesso di pensare alla sua agognata mascherina.
    Mentre il cestino sbatteva di qua e di là sotto la spinta degli elementi impazziti, con lo stomaco in subbuglio come solo sulle montagne russe è possibile sperimentare, adesso era soltanto l'istinto di sopravvivenza quello che scuoteva tutto il suo essere.
    Ne sarebbe uscito vivo?
    In verità la domanda non riusciva neanche a raggiungere il livello di coscienza.
    Sentiva solo un tremito, un disagio così forte da esserne paralizzato.
    Purtoppo aveva già visto qualche suo simile stecchito tra sassi e pietruzze dopo la tempesta.
    Quelle immagini lo percorrevano dal capino grigio al becco, fino a raggiungere le zampine rattrappite sotto di sé.

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  5. In mezzo a tutto quel pandemonio, il tempo si era fermato.
    Meglio ancora, si era talmente dilatato che sembrava esserne trascorso così tanto che il piccolo pendolino non sapeva se fosse passato un minuto, un'ora, un giorno.
    L'uccellino non riusciva più neppure a pensare.
    Aveva completamente dimenticato i semi gustosi e le bacche rarissime che aveva preparato, il nido accogliente, l'affascinante mascherina che era comparsa sull'uscio solo un attimo prima che si scatenasse il finimondo.
    La paura per qualcosa di così incomprensibile, di così profondamente spaventoso, di così arcaico, lo teneva sospeso in un grigio limbo in cui si giocava un'importante partita di vita e di morte.
    Come sarebbe andata a finire?
    Il cestino, dopo aver sbattuto all'impazzata fino a quel momento, si era adesso fermato di botto.
    Tuttavia la pioggia continuava a scrosciare con violenza.
    I lampi e i tuoni ancora si rincorrevano tra le fronde dei salici lucidati a nuovo.
    Ora che il nido si era fermato e rimesso in posizione verticale, il pendolino si raddrizzò meccanicamente sulle zampine, si sgranchì un pochino, arruffò le morbide piumette e si guardò intorno ancora intontito.
    No, non era finita.
    Un getto d'acqua s'infilò all'interno del piccolo nido e lo bagnò tutto senza pietà!
    Era solo un rivoletto che scivolava dal tettuccio rotondo senza soluzione di continuità con l'intero cestino, ma fu sufficiente a bagnarlo dal becco alla coda e a farlo tremare come se avesse la febbre.

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  6. Gradualmente, lentamente, molto lentamente, il piccolo cestino infine si fermò.
    Trascorse ancora del tempo prima che il pendolino stremato riuscisse ad uscire da quello stato comatoso in cui la tremenda bufera lo aveva gettato.
    Cominciò a muoversi un po’ nel cestino per recuperare la sua consueta agilità.
    Rimise a posto le sue preziose bacche che erano ruzzolate da tutte le parti.
    Fece prendere aria a piumette e lanugini che rendevano il nido appetibile e si accinse ad attendere la notte.
    Dopo il temporale un residuo raggio di sole aveva illuminato e riscaldato appena appena la sua preziosa casina, ma subito dopo era sparito e aveva cominciato ad imbrunire.
    Stava per mettere il capino sotto l’ala per trovare finalmente il meritato riposo, quando uno schianto terrificante e uno spostamento d’aria lo lasciarono senza fiato e lo riportarono nel mondo del terrore.
    Una terribile zampaccia pelosa, munita di orribili artigli, stava cercando di ghermirlo!
    Non ci era già riuscita soltanto per un filino.
    Infatti la zampaccia tigrata era solo un pelino più grande della piccola apertura d’ingresso nella quale si era fortunatamente incastrata.
    Contemporaneamente il piccolo nido aveva ricominciato a sbattere con violenza da tutte le parti, minacciando paurosamente di staccarsi dal ramo.
    L’uccellino era davvero terrorizzato.
    Il suo cuoricino stava per uscire dal becco.
    Questa volta non l’avrebbe scampata!
    Sicuramente il cestino sarebbe stato abbattuto tra le canne sottostanti e il feroce gattone avrebbe avuto la meglio sul suo corpicino… solo un bocconcino, appena sufficiente per la cena.
    Prima, però, ci avrebbe giocato, lasciandolo e riprendendolo per lungo tempo finché, stremato, non avesse smesso di divertirlo.
    Poi se lo sarebbe mangiato, sgranocchiandoselo con grande soddisfazione.
    Intanto, non potendo fare altro, l’uccellino si era appiattito più che poteva sulla parete di fondo.
    Avrebbe potuto beccare facilmente gli artigli del nemico, se avesse voluto.
    Tuttavia gli era chiaro che non era certamente opportuno fare una cosa del genere. Gli avrebbe offerto il suo capino su un piatto d’argento.
    Addio bellissimo nido.
    Addio rare bacche succulente.
    Addio intrigante mascherina che si era affacciata per un attimo nella sua vita.
    Addio.
    L’uccellino tremante chiuse gli occhi, infilò la testolina sotto l’ala e si preparò a morire.

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  7. Squash! Sbatam! Tra-trac! Squash!
    Una piccola pausa di preoccupante silenzio si alternava al possente sbatacchiamento del cestino.
    Una volta questo minacciava di andare in mille pezzi contro il tronco del salice, un’altra s’incastrava tra le fronde che lo circondavano dalla parte opposta.
    La piccola casina, con il suo padroncino terrorizzato, rischiava di staccarsi dal ramo ad ogni tentativo del felino di ghermire la preda.
    Rassegnato al suo destino, l’uccellino sognava di volare attraverso un raggio di sole sulle fresche acque del ruscello, intorno al quale si era svolta tutta la sua vita fino a quel momento.
    Ed ecco che, tra le canne sottostanti, comunque vicinissimo al nido, si sentì l'improvviso aggressivo abbaiare di un cane.
    Doveva essere un cane molto molto grande a giudicare dal trambusto e dai versi agghiaccianti che provenivano dalla sua gola.
    Subito il piccolo nido si immobilizzò per un tempo più lungo.
    Il cane si era ulteriormente avvicinato.
    Adesso era proprio sotto il cestino in cui si stava tenendo la partita tra l’uccellino e il felino determinato a catturarlo per la sua cena.
    Faceva dei salti enormi che avrebbero spaventato anche l’essere più coraggioso.
    E pure il gatto non ne rimase indifferente.
    Con qualche difficoltà la zampaccia dagli orribili artigli si ritirò dall’entrata del nido, che ben aveva resistito al suo assalto.
    Il pendolino sentì il gattone tigrato che scivolava via e si allontanava.
    Contemporaneamente il grosso cane si era spostato dalla sua postazione e pian pianino il suo abbaiare spaventoso scomparve del tutto dietro il suo bersaglio.
    L’uccellino tirò fuori il capino da sotto l’ala.
    La luce del giorno era quasi sparita del tutto e la notte si stava avvicinando a grandi passi.
    Si dette una guardata intorno.
    Tutto era ritornato alla normalità.
    C’erano ancora le tracce del terribile temporale, ma tutto era pulito e lucido.
    L’indomani il sole avrebbe asciugato l’eccesso di acqua e tutto sarebbe stato come prima.
    Forse la graziosa femmina, dall’intrigante mascherina, sarebbe entrata finalmente nel suo nido e avrebbe gradito le gustose rarissime bacche che aveva preparato per lei.
    Si mise più comodo e si accinse a prendere sonno.

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  8. Venne il sonno e scese la notte.
    Scomparve ogni più piccolo movimento o fruscio.
    Una calma irreale calò sul ruscello.
    Il pendolino rimase così, immobile, a dormire un sonno profondissimo.
    Era stata una giornata davvero molto impegnativa quella.
    In un tempo brevissimo era stato vicino ad incontrare la compagna della sua vita, aveva rischiato di morire più volte, si era salvato per un pelo ed ora era completamente distrutto.
    Gli sembrava di essersi appena addormentato, quando un delizioso concerto, cominciato in sordina, lo svegliò.
    La vita sul piccolo corso d’acqua ricominciava a seguire il suo corso.
    Ogni esserino salutava il nuovo giorno, un giorno bellissimo, in cui non c’era più traccia alcuna del dramma vissuto il pomeriggio precedente.
    Il pendolino uscì finalmente dal piccolo nido, mise in funzione le ali e fece un piccolo volo di ispezione.
    L’aria era pulitissima, profumava di mille effluvi come mai, il sole filtrava qua e là rendendo magica ogni cosa.
    Sul ruscello la vita era ripresa alla grande.
    Rane, rospi e raganelle saltavano tra gracidii e richiami.
    Gli insetti, intenti alle loro faccende, eseguivano una sinfonia operosa, che solo un orecchio attento avrebbe potuto cogliere.
    Erano gli uccellini a fare un gran concerto.
    In tutte le tonalità, eseguivano meravigliosi assolo, cori, controcanti, spesso, in un crescendo fantastico.
    Anche il pendolino, che aveva ispezionato con soddisfazione il nido ed aveva aggiunto ancora una bacca al bottino, si apprestava a lanciare un richiamo.
    I suoi compagni non lontano da lui, lo avevano già fatto, ma lui voleva essere sicuro del suo nido prima di buttarsi nella mischia alla ricerca di una compagna.
    Sul ramo vicino all’entrata del nido, alzò il capino verso il cielo e aprì il becco.
    Stava per lanciare il suo più bell’invito canoro, quando il suo cuoricino cominciò a battere all’impazzata.
    Da lontano aveva visto arrivare in volo una graziosa mascherina, che si era posata con decisione sul salice di fronte al suo.
    Si guardava intorno, lo guardò, guardò il grazioso cestino, lo guardò di nuovo.
    Il pendolino si sentì morire dall’emozione… l’aveva riconosciuta!
    Era proprio lei, la graziosissima mascherina che aveva visto sul suo uscio il giorno prima...
    Si sentiva sospeso nell’aria senza volare…
    La femmina lo guardò ancora una volta, quindi spiccò un piccolo volo e con eleganza entrò nel nido.
    Il cuore dell’uccellino batteva a mille ancora una volta.
    Passò un minuto, forse due... poi finalmente tutto gli fu chiaro.
    Le era piaciuto! Sì, la graziosa mascherina non era più uscita dal nido che lui aveva preparato con così grande amore.
    Aveva trovato tutto di suo gradimento e sarebbe rimasta con lui!
    Felicità e orgoglio gli fecero gonfiare il morbido piumaggio.

    Era il momento di fare il suo ingresso nel nido.
    E così fece.

    Non molto tempo dopo dal cestino festoso, in una splendida giornata di sole, si videro uscire in esplorazione tre piccolini in tutto simili ai loro orgogliosi genitori.
    Nella loro livrea spiccava una graziosa mascherina nera.






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  9. Narra la fiaba, la mia fiaba è narrata,
    Ora narra la tua, se ti ho emozionata.

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  10. Quanta fatica per mamma e papà sfamare quei tre
    piccolini che appena usciti dall'uomo, bagnati e tutto becco, già strepitavano dalla fame : piu piu piu...e non bastava un vermetto spinto nella gola, la solerte continua alternanza dei genitori, la sicurezza del loro calore, i trilli rassicuranti, il frullare delle ali e l,odore così unico; niente... solo la fame un' indicibile irriducibile fame li animava fino al calar del sole. Poi avevano messo morbide piume sul corpicino e ogni tanto sbattevano con un frullo le alucce per sgranchirsi un poco. Era già primavera intorno e il mondo del prato tutto un laborioso ronzio tra il giallo acceso dei fiori e il tenero verde delle foglie. Il risveglio della natura avveniva nuovamente ed infiammava di energia e di felicita fino al più piccolo essere. Tutto era festoso moto e andirivieni irrefrenabile. Nell'aria tiepida si tuffarono i tre uccellini, uno dopo l'altro, giù giù verso la terra e poi su su verso l'azzurro, tracciando rapide traiettorie, sfioramento, fruscii e guizzi di libertà,piccole ombre nel sole.

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  11. Correggi: appena usciti dall'uovo.
    Sfioramenti.

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  12. Grazie, Elisabetta, per aver dato nuovo respiro alla fiaba.
    I tre piccolini vivranno tante nuove avventure e, non ultimo, sperimenteranno l'essere soli e il temporale.
    La circolarità della vita in fondo stimola e affascina.

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  13. I tre uccellini avevano preso strade diverse per i loro voli, la campagna era estesa e piena di cespugli accoglienti fronde e tetti rossi, anfratti sicuri e sul terreno semi a profusione ,di tutti i sapori e consistenza. Venne la nuova primavera e con essa il ricordo è la necessità irrefrenabile di tornare al nido dove soltanto un anno prima erano nati e dal quale avevano provato l'ebbrezza del primo incredibile e coraggioso volo. Erano tre femmine adulte ora è l'istinto le guidava a ritroso, verso le origini e desiderose di dare a loro volta nuove festose vite. L'aria era mite e il profumo dell'erba fresca solleticava becchi e piume e dava vigore alle robuste ali che affrontavano il nostalgico viaggio del ritorno.Gira gira, vola ,vola, cerca ancora , trova ora!! Che in uccellaico si traduce in ciò cip cip cip....ecco sono quasi arrivati, l'odore è circa lo stesso, simili i suoni stessa la gioia.
    Alberi cari, alti, sicuri, dove sono, gli occhietti guardano, le ali vibrano volteggiano gli uccelli, ammutolito, in un' aria vuota che li attira come in un gorgo, li strapazza, li atterra, sfiniti e affranti. È rimasto in quel luogo un sentore di morte, un vuoto strano, straniante, un rumore di seghe e buoato di crolli, un odore di legno spezzato ,lamenti. Piange una donna che vede ancora dalla sua finestra il vuoto desolato, che ha seguito impotente il massacro, che guarda ancora ogni mattina la' dove ,fino a sera cantavano uccelli dai nidi intrecciati, dallo stormire delle foglie dei pioppi.
    Vede tre piccoli uccelli spauriti che volteggiano in giro senza trovare rami su cui fermare il volo, increduli, smarriti, che lasciano cadere ad uno ad uno i loro domani in forma d'uovo, la vita che non trova appiglio ne' giaciglio in un mondo fatto di uomini che non sanno quanto tutto ha un'eco,una risonanza, quanto un semplice battito d'ali sconvolto possa generare altrove una tempesta, quanto il dolore di un piccolo cuore spezzato propaghi
    a dismisura tristezza e infelicita.

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  14. Tuttavia le giovani femmine di pendolino, come tutte le femmine in natura, richiamarono quella forza innata di far proseguire la vita che era dentro di loro.
    Dopo essere rimaste a lungo disorientate e perplesse, cominciarono a guardarsi meglio intorno.
    Poi si allontanarono pian piano da quel luogo in cui ormai potevano vivere solo formiche e certamente le talpe e gli insetti di terra.
    Da qualche parte dovevano pur esserci dei baldi pendolini intenti a costruire il loro più bel cestino, un'amena altalena cullata dal vento in cui allevare i loro piccoli implumi.
    Il sole tiepido rimescolava il sangue nelle vene e faceva risplendere le loro belle mascherine.
    La voglia di vita era sempre gagliarda e vivace.
    Così le tre femmine di pendolino si allontanarono verso il bosco, in verità nemmeno troppo lontano da lì.
    La donna alla finestra notò le tre allontanarsi e l'elegante convinzione dei loro voli a tratti, le asciugò la commozione che l'aveva sopraffatta.

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  15. Si, l'ultima dea era rimasta nell'aria d4lla sera, sicura e altera, con un sorriso sapiente all'angolo della bocca vermiglia.Lei sapeva che la vita e più forte, non si spezza come un cristallo sul marmo di una tomba ma come un giunco asseconda il vento inaspettato, resiste e si rinnova in altra forma, in essenza rara, in luce splendente.
    Il rarefatto sogno si fa parola, carne, vena e battito , palpito e bellezza.

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  16. Evviva le fiabe, le fiabe più belle,
    con il lieto fine sotto le stelle.

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  17. Nel cielo le stelle e domani col sole
    vedremo nel prato fiorire le viole
    Sul pesco e sul melo il fiore leggero
    Nel cielo saette di voli azzardati di piccoli uccelli appena destati
    Nell'aria tranquilla
    se ascolti c'è un canto, una voce argentina mutata da un pianto
    Un sorriso sincero
    una stretta di mano
    Un ricordo che torna
    da molto lontano
    E il tempo che passa sulla storia infinita come sabbia di mare tra le tue dita
    Noi siamo vivi e vogliamo narrare che è gioia grande poter amare
    donando a tutti la bellezza infinita di ogni creatura che vive la vita.

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  18. Nel cielo le stelle e domani col sole
    vedremo nel prato fiorire le viole
    Sul pesco e sul melo il fiore leggero
    Nel cielo saette di voli azzardati di piccoli uccelli appena destati
    Nell'aria tranquilla
    se ascolti c'è un canto, una voce argentina mutata da un pianto
    Un sorriso sincero
    una stretta di mano
    Un ricordo che torna
    da molto lontano
    E il tempo che passa sulla storia infinita come sabbia di mare tra le tue dita
    Noi siamo vivi e vogliamo narrare che è gioia grande poter amare
    donando a tutti la bellezza infinita di ogni creatura che vive la vita.

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  19. Noi come gli uccelli che trillano intorno,
    cantiamo parole che creano il sogno.
    Evochiamo ricordi, ne auspichiamo il ritorno,
    prepariamo una festa che dura nel giorno.

    E il tempo dimentica di essere tale
    così noi viviamo una vita reale,
    una vita fatta di atmosfere incantate
    e di parole e emozioni sognate.


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