Hop hop, mio bel bambino.
Salta in alto, Valentino.
Salta il fiume e la palude.
Sai che il libro non delude.
Hop hop, bambina bella.
Salta in alto, Marinella.
Salta il mare e la montagna,
Sai che il libro mai si lagna.
Hop hop, figliolo caro.
Salta in alto, dolce Alvaro.
Salta il vulcano e l’abisso profondo
Sai che il libro è tutto un mondo.
Hop hop, cara figliola.
Salta in alto, dai Gigliola.
Salta il lago e la foresta.
Sai che il libro ti fa festa.
Hop hop, salta salta.
Salta in alto. Mai non basta.
Salta sulle mie ginocchia.
Mentre la tua vita sboccia.
Quanto è grazioso questo pomellino!
Proviamo a tirarlo un pochino pochino?
No, non si apre alcuno scrigno prezioso,
Non è un pomello, ma il tuo nasino grazioso.
Come sono azzurri questi due laghetti!
Sono limpidi, sereni, davvero curiosetti.
Vorrei tuffarmi in quest’acqua come i pesciolini.
Non sono laghetti, ma i tuoi occhietti bellini.
E queste due morbide e regolari stradine?
Sono forse di arance candite due fettine?
No, sono solo i tuoi labruzzi piccolini,
per dare a papà e mamma mille bacini.
È la tua boccuccia allegra e sorridente,
per ridere e parlare con la gente,
per chiamare mamma, papà e Miaomiao
e cantare a tutto il mondo il tuo ciao-ciao.
Coniglio e conigliette
van le lepri a visitar.
Carissime amichette,
siamo qui per ben mangiar.
Al fuoco della padella
che cosa frigge già?
Campanule e mortella,
non c’è certo baccalà!
Abbiamo anche trifoglio,
e dolce malva per dessert.
Non costano al portafoglio
e ben si sposano con il caffè.
Sedete, dunque, amiche,
così il pranzo servirem.
Ben pulito han le formiche
per il pranzo che vivrem.
Gentilissime e care lepri,
vi doniamo queste viole,
per rallegrare le siepi
che ci riparano dal sole.
Accingiamoci a mangiare
e gustiamoci il pranzetto,
così poi possiam cantare
uno splendido duetto.
Evviva l’amicizia,
evviva l’allegria.
La primavera è deliziosa
e sempre ricca di allegria.
Il mago Nasogrosso
ormai non ha più fiato.
Ha corso a più non posso
e quindi si è stancato.
È vecchio e claudicante,
ma sa essere birbante.
All’elfo dal rosso violino
ha fatto uno scherzetto.
Gli ha bevuto tutto il vino
conservato nel cassetto.
E l’elfo ora se ne è accorto.
Inutile dire che lo vuole morto.
“Che fare?” pensa il mago
“Cercherò una soluzione.
Mi nascondo dentro il lago
senza far troppa confusione.
Mi sento un po’ accaldato
e sono già tutto sudato."
Zoppicando zoppicando
corre all’acqua con affanno.
Si butta giù cantando
tra i pesci che non sanno.
Ahimé, che pasticcione!
Si fa male il birbantone!
Rimane lì mezzo svenuto
pensando di dormire
un sonno sconosciuto
che il vino fa acuire.
E di sicuro sarebbe già annegato
se l’elfo volando non fosse arrivato.
Siccome in fondo gli vuole tanto bene
suona il violino rosso come si conviene.
Mille piccoli elfi giungono immantinente
e salvano Nasogrosso impertinente.
Festeggiano poi sotto l’ippocastano
e danzano insieme man nella mano.
Finita è la storia di casa mia.
Raccontate la vostra e così sia.
Nel prato lì vicino
a ridosso del cortile
viveva un ciclamino
nel sole dell’aprile.
Sorrideva in rosa al mondo
completamente rilassato
quando dallo sfondo
arrivò il malcapitato.
Un mostro nero nero
come un missile sparato
sì incastrò, è proprio vero,
nel suo cuore disperato.
Era l’insetto davvero bruttino,
una cetonia dura e corazzata,
che nel suo cuore piccolino
si era ora imprigionata.
Il ciclamino si sentiva soffocare
e agitava i suoi petali rosa.
La cetonia cercava di respirare
e si contorceva davvero senza posa.
Sembrava che un vento si fosse levato
nel piccolo prato a ridosso del cortile,
a guardar quel ciclamino scalmanato
agitarsi impazzito nel sole di aprile.
Un bruco si fermò lì a guardare,
Il pettirosso sul cespuglio di mortella
dimenticò per un attimo di mangiare,
La farfallina si scontro con sua sorella.
Sbuffava, sudava, si contorceva sempre più
Il povero ciclamino era all’estremo ormai.
La cetonia si dibatteva e andava su e giù
Tutto intorno si era fermato il solito via vai.
Fu a questo punto che il nero insetto corazzato
trattenne tutto il fiato e si rimpicciolì.
In quella il ciclamino sempre più agitato
sì fece indietro e forte starnuti.
Schizzò fuori la cetonia come un missile sparato,
e traballando riprese il suo cammino.
Respirò profondamente il fiore liberato
e il solito via vai riprese tosto lì vicino.
Finita è la storia di casa mia.
Raccontate la vostra e così sia.
Buonanotte
a chi è gentile e amorosa
e ama donare
un pensiero e una rosa.
A chi s’addormenta
tornando bambino,
giocando tra gli elfi
fino al mattino.
A chi tra le fiabe
ama giocare
e beato con Trilly
si mette a ballare.
A chi canticchia
nel buio del sonno
e ancora ricorda
le rime del nonno.
A chi sereno
galoppa sognando
e in mezzo agli oceani
se ne va navigando.
A chi si accontenta
di quello che fa
e gli è sufficiente
quello che ha.
Queste parole io dedico a te,
cara Stellina,
pensa anche a me!
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