“Superba! Veramente superba! Nessuno mai riuscirà ad eguagliare questa torta pasqualina! Assolutamente perfetta la cottura delle uova e morbida la pasta intorno... Uhm!... Buona buona buona! Signora Paolina, lei è bravissima! E così gentile!
Avere dei vicini come voi è una fortuna inestimabile!”.
Così snocciolava convinta la giovane donna, raccogliendo le briciole a mucchietto sul tavolo.
“Grazie, cara! Grazie! Sei ancora troppo giovane per sapere fare tutto. Se vuoi un giorno te la insegnerò. Anzi, ti insegnerò tutti i trucchi del mestiere…..
Ooooh, Laika!!!! È di nuovo nell’orto!!! Addio, basilico!!! Oh, noooooh! No, no!
Quel cane proprio non va, Eleonora!
Dovete fare in modo che stia lontano da casa mia!...
Ai miei tempi i cani erano alla catena!
Oggi, no! Stanno sui divani, a tavola… e nel mio orto!!!”.
“Oh, Mario! Possibile che non riusciate a tenere Laika buona, inoffensiva?!” intervenne sconsolato il vecchio contadino, passandosi sul mento la mano nodosa.
Mario ed Eleonora si guardarono sconcertati, poi, mormorando delle scuse, corsero via a recuperare il grosso bulldog che era passato a devastare il prezzemolo.
La giovane coppia abitava la villa ormai da due anni. Venivano sempre durante l’estate, ma anche, e soprattutto, carichi di bagagli, arrivavano tutti i venerdì pomeriggio, per rilassarsi e dimenticare la città.
Subito avevano stabilito un ottimo rapporto con gli anziani contadini che abitavano al di là del loro muro di cinta.
Questi ultimi, lontani dal mondo e senza figli, li avevano adottati e li vezzeggjavano in ogni modo, ricevendo in cambio calore ed amicizia. Unico neo era l’animale, il cane.
Laika, una volta libera dall’appartamento di città, si è eccitava da matti ed era impossibile contenerne l‘irruenza. Spesso sconfinava nell’orto di Paolina e di Andrea, seminando spavento e combinando danni.
Ora i due allevavano, con la cura e l’affetto di due genitori, un piccolo coniglietto d’angora dal pelo lungo e morbido, il naso tenero, due occhietti tremanti e pieni d’emozioni.
Andrea e Paolina temevano per il loro coniglietto.
Avevano paura che le rappresaglie di Laika potessero spingersi fino a lui!
Avevano sollecitato in tal senso, più è più volte, Eleonora e Mario, che facevano del loro meglio per sorvegliare Laika e i suoi furori.
E un giorno il dramma!
Mentre Eleonora sorbiva il suo secondo caffè, udì raspare alla finestra e guaiolare.
Andò ad aprire le imposte e... il caffè le andò di traverso!
Laika era lì, tutta arruffata.
Tra le fauci, inerte, pendeva il coniglietto bianco, tutto sporco, polveroso, direi terroso, irriconoscibile!
“Mario, Mario!!... Poveri noi!!!” gridò Eleonora, mentre toglieva l’animaletto dalla bocca di Laika.
E Mario, sopraggiunto di corsa, a tale spettacolo si mise le mani nei capelli...
Come dare l’orribile notizia ai due vecchi amici, senza spezzare loro il cuore?
Restarono lì per un po’ senza proferire parola.
Attoniti. Non sapevano che fare... come rimediare!
Poi si guardarono negli occhi ed insieme... ebbero l’idea!
Corsero in bagno e lavarono a lungo il coniglietto morto.
Lo insaponarono, lo strofinarono e lo risciacquarono, finché ogni traccia di violenza fu cancellata.
Poi presero l’asciugacapelli di Eleonora ed asciugarono con cura il lungo pelo.
Lo spazzolarono e lo spazzolarono e lo spazzolarono ancora, fino a quando il coniglietto fu più bello di prima. Aveva gli occhi chiusi, sì, ma sembrava dormire.
Con gesti furtivi Mario riportò la bestiola nella gabbia in cui viveva, poi sollevato se ne tornò a casa.
Eleonora beveva il quarto caffè.
Sì, Andrea e Paolina avrebbero pianto la morte del coniglietto, ma almeno non si sarebbero sentiti traditi da Laika e, soprattutto, da loro due che erano stati incapaci di contenere il suo istinto di morte.
Passò l’intera giornata, senza che alcunché di rilevante accadesse.
Innaffiarono a lungo le rose sotto il muro di cinta, poi, acquetati, se ne andarono a letto.
La mattina successiva, Eleonora era di nuovo al suo secondo caffè.
Ancora una volta qualcuno raspava alla porta e mugolava.
“Oh mio Dio!” esclamò preoccupata la donna andando ad aprire. ”No, No... non può essere Laika ancora!”.
Quel giorno la porta cigolò lentamente...
Sulla soglia, Paolina piangeva, gesticolando scomposta.
In mano il coniglietto bianco, gonfio e lucido, ma inevitabilmente morto.
“Cosa succede, Paolina? Sta male?” provò a chiedere Eleonora.
E Paolina in un soffio: “Gli spiriti... Le potenze occulte... Il coniglio... Oh, il mio povero Andrea!!... La reincarnazione!...”.
Intanto anche Mario era accorso, richiamato da sì sconnessi lamenti.
“Si calmi, Paolina! Si segga qui! Prenda un po’ di caffè!” borbottavano affannati i due giovani nel tentativo di calmare la povera donna, che stringeva il coniglietto così forte... da farlo morire una seconda volta!
Poi finalmente l’anziana donna parlò.
“Morto! Il nostro coniglietto era morto! Andrea aveva scavato una buca profonda e ve lo aveva deposto con cura, con amore. Lo aveva coperto con tanta terra, l’aveva ben pressata e vi aveva posto una pietra… ma gli spiriti… le potenze occulte….
Questa mattina Andrea va alla cascina per preparare il forno a legna e che vede?
Il nostro coniglietto era lì… di nuovo nella gabbia!
Era ritornato a casa sua da solo!... Il pelo ancora più bianco di prima!
Ma come era potuto accadere? Una reincarnazione? Uno spirito? Buono? Cattivo?
Andrea è caduto in deliquio!... Un infarto!... Adesso è là, all’ospedale...in rianimazione!...”.
Eleonora e Mario si guardarono negli occhi… poi, insieme, caddero svenuti!
La signora Paolina si riprese immediatamente a quella vista, che certamente non aveva previsto.
Prese l’aceto nella credenza e cercò in tutti i modi di rianimarli.
Non fu facile...
Mentre i due tentavano in qualche modo di ricomporsi, la sentirono mormorare tra sé e sé: “Ma allora questi ragazzi ci vogliono davvero bene! Lo dirò ad Andrea, appena si riprende…
Che effetto ha fatto loro la notizia del suo infarto! Si sono davvero dispiaciuti!
Andrea sarà contento di sapere che per il nostro amato coniglietto che abbiamo perso, abbiamo però trovato due figli affettuosi!
Le potenze occulte allora sono buone, buone, buoneeeee!”.
E, con la bottiglia dell’aceto in una mano e il coniglietto morto nell'altra, si mise a piroettare per tutta la cucina, mentre Laika, che era entrata incuriosita, cercava di strappargli dalla mano quel mucchietto di pelo che restava dell'amato coniglietto.
Veramente carino questo raccontino! Due anziani fuori dal tempo, due adulti schiavi del tempo, due animali incuranti del tempo ed un orto, figlio del tempo...
RispondiEliminaMa che bel commento, cara Ly!
RispondiEliminaUna sintesi davvero carina! Ecco, in poche parole, quasi in rima, una lettura originale e molto interessante.
Grazie!
Mi è piaciuto tantissimo questo racconto, piacevole e per certi versi ironico nonostante il dramma per i due anziani.
RispondiEliminaGrazie, Rosaspina! Sono davvero contenta che questo racconto ti sia piaciuto e che tu ne abbia apprezzato il richiamo all'ironia.
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