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martedì 20 marzo 2018

Tag:

Violacciocche











Buongiorno, cari amici de “La Panchina”!
Che bello vedervi qui così numerosi!
Oggi, nel mondo reale, stiamo entrando direttamente nel tempo di primavera, malgrado l'aria sia troppo tersa e la neve imbianchi le cime dei monti intorno.
La luce cristallina, però, è davvero splendida e illumina anche la nostra panchina, rendendo nitidi particolari ed emozioni.

C'è molto movimento in questi giorni nel mondo delle parole e delle idee, un nuovo rifiorire di interesse e voglia di vivere, che è un piacere notare.
Io dal canto mio non posso fare a meno di farmi coinvolgere in molte associazioni di idee.
Infatti, senza accorgermene, sono già scivolata in un tempo lontano, in altre primavere vissute con spirito diverso…
Forse migliore? Oppure è il contrario?
Proverò a trascinare anche voi!
Non so se è così per tutti noi, ma la nostra panchina, con il rilassamento che induce, mi richiama spesso sentori di infanzia.
La cosa a dire il vero non mi dispiace affatto, perché se l'infanzia è stata appena appena piacevole, non c'è niente di meglio, per ritrovare un gradevole equilibrio interiore, di rituffarsi negli umori e nei colori vissuti con l'animo di un bambino.
I bambini vivono tutto con un'intensità che noi spesso non riteniamo neppure più verosimile.
Ne ricordo uno che affermava di riuscire a vedere le cellule, ma anche gli atomi, della materia che osservava, tanto guardava gli oggetti e i materiali con immenso coinvolgimento.
Dunque, oggi eccomi ancora in un diciannove marzo di tanto tanto tempo fa.
Allora quella era una festa di quelle rosse sul calendario, di quelle in cui era festa ufficialmente e i festeggiamenti erano ritenuti importanti nella loro ritualità.
In una casa in cui c’erano molti richiami al nome Giuseppe, non potevano mancare inviti, auguri, pranzi, frittelle zuccherose piene di crema, una camicetta o un abitino dai colori chiari.
Quello però che io ricordo con maggiore intensità sono i colori e i profumi delle violacciocche, fiori poveri e comuni in quel periodo.
In quel giorno le violacciocche venivano recise e disposte sul tavolo da pranzo, creando un’immediata atmosfera di festa.
Naturalmente chi veniva in visita a fare gli auguri portava garofani e gladioli, di solito, rossi.
Tuttavia a me quello che affascinava più di tutto erano le violacciocche, che da tempo osservavo nel vaso sul mio balcone, intorno ai cui colori avevo fantasticato a lungo.
Mi sembravano un'opera d'arte, di una bellezza semplice e coinvolgente…
Quei rosa sfumati di tante gradazioni, quei bianchi, mi avrebbero accompagnato per tutta la vita.
Con le violacciocche nel cuore, l'associazione con il giorno dei miei esami di quinta elementare è ora inevitabile.
La maestra ci aveva suggerito di portare qualcosa per la copia dal vero da realizzare come esame di disegno.
Io raccolsi un rametto fiorito dei miei bellissimi geranei rossi… e feci un disegno strepitoso, un capolavoro!
Poi, associazione per associazione, non posso ignorare la stoffa di una mia gonnellina primaverile, in cui sullo sfondo bianco si rincorrevano fresche fragoline rosse, tra fiori e foglie a cuore di un verde bellissimo. Sembravano vere!

Torniamo ora alla realtà.
Questa bella atmosfera, semplice e sognatrice, è un toccasana per liberare la mente dal tedio e dall'ansia.
Qui intorno alla nostra panchina si è facilmente materializzata.
Quello che è meraviglioso, però, è che tutti noi possiamo richiamare atmosfere rilassanti come questa, nei momenti in cui ci sentiamo più fusi dal vivere quotidiano.
È in fondo una semplice tecnica da sperimentare in un momento di silenzio e di solitudine amica.

Grazie per essere stati qui con me anche oggi!
Tornate ancora ad allenare i muscoli della mente e del cuore!














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