(continua)
Le morbide piume e gli occhi blu dalle mille sfumature iridescenti che le decoravano erano, però, scomparsi.
Oro lucido finemente cesellato e pietre preziose facevano ora bella mostra di sé sul capo del regale giovinetto.
La principessina non credeva ai suoi occhi.
Un uccello dal piumaggio da favola si era trasformato in un essere umano nel giro di un secondo!
Tuttavia non era questa trasformazione ad averla frastornata, ma il fatto che c’era lì davanti a sé un ragazzo, un ragazzo proprio come quelli che avrebbe desiderato incontrare da sempre nell’imponente castello, un compagno che non aveva mai avuto per stemperare la sua solitudine.
Finalmente aveva compreso che da qualche altra parte c’erano altri bambini e ragazzini come lei.
Mentre la sua testa lavorava su questi pensieri e il suo cuore ballava per mille emozioni sconosciute, il regal giovinetto si era avvicinato.
Sorrideva felice e la guardava fissamente.
Si inchinò compitamente, poi prese tra le sue la sua manina e vi depose un bacino lieve come le ali di una farfalla.
Quindi prima che riuscisse a proferire parola, prese la principessina tra le braccia ed uscì dalla radura.
In quel momento la tempesta che imperversava da sempre si chetò di botto.
La foresta si disintegrò e scomparve.
Sull’imponente castello la pioggia si dileguò e il morbido prato di smeraldo si dilatò verso un nuovo orizzonte.
Oltre il vasto e regolare anello di prato intorno all’imponente castello si vedeva ora scorrere un fiume dalle acque cristalline.
Sulle sponde arbusti e canneti erano intervallati da siepi fiorite, macchie di colore lucenti sotto la luce del sole appena sorto.
Al di là del fiume altri prati a perdita d’occhio e, sullo sfondo, alte montagne incappucciate di neve.
In questo quadretto delizioso, però, la cosa più straordinaria era che sulle guglie del castello non solo non scendeva più la pioggia, ma ora mille garrule rondini intrecciavano giochi bambini.
Dopo aver garrito a perdifiato per un po’, come ad un segnale prestabilito, le rondini si misero in volo una dietro l’altra dirigendosi verso le lontane montagne incappucciate di neve.
Da dove venivano tutte quelle rondini? Ora erano centinaia, migliaia…
Le prime avevano già raggiunto le lontane vette innevate, ma sul castello gli uccelli erano ancora moltissimi.
Era come se nessuna di loro se ne fosse allontanata.
Sembravano quasi rigenerarsi in continuazione in un turbinio garrulo e festoso.
A ben guardare, adesso in lontananza sulle montagne si vedeva svettare nitidissimo un altro altissimo imponente castello.
Il volo di rondini lo aveva ormai raggiunto e, mentre molte di loro imbastivano un allegro girotondo sulle sue guglie, altre consorelle stavano già ritornando indietro.
Ben presto raggiunsero il punto da cui era partite e si riunirono ai garruli giochi che li si stavano tenendo.
Che gioioso carosello si stava svolgendo in quel cielo azzurro e limpido come un'acquamarina purissima!
Cose mai viste! Inimmaginabili!
Una scia di rondini in volo, senza soluzione di continuità, collegava infatti lo spazio celeste che intercorreva tra i due lontani castelli…
Uno spettacolo davvero magnifico!
Tutto questo in un tempo infinitesimale.
Non era passato neppure un intero minuto!
Nel vedere e nel sentire tutto quel frastuono, il re e la regina, Dorotea, alcuni cavalieri, tre scudieri, quattro paggi e due paggetti si precipitarono fuori dal castello sul prato di smeraldo.
(continua)
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